Un Sistema sanitario Nazionale sempre piu’ in equilibrio precario, con il divario tra nord e sud che si allarga ma anche con regioni finora virtuose che cominciano ad avere qualche difficolta’, ad esempio per l’annoso problema delle liste d’attesa. La fotografia e’ del rapporto dell’osservatorio sul federalismo in sanita’, presentato da Cittadinanzattiva.
Nel 2015, si legge ad esempio nel documento, passano da 3 a 5 le regioni che non rispettano i Livelli Essenziali di Assistenza: al Molise, Calabria e Campania, che versa in condizioni di particolare criticita? (da un punteggio di 139 nel 2014 a 106 nel 2015), si aggiungono Puglia (da 162 del 2014 a 155 nel 2015) e Sicilia (da 170 nel 2014 a 153 nel 2015). Anche fra quelle che garantiscono i livelli essenziali di assistenza, le discrepanze sono notevoli: si va da un punteggio di 212 (la soglia di sufficienza e? pari a 160) della Toscana ai 170 della Basilicata.
“In alcune regioni, a Lea e servizi critici corrispondono livelli di tassazione Irpef più alti e le Regioni inadempienti ai Lea, ad eccezione della Calabria, hanno aumentato l’Irpef tra il 2013 e il 2015 – sottolinea inoltre il rapporto -. Nel 2015 si oscilla tra i 620? di addizionale Irpef media per contribuente del Lazio ai 460 di Campania e Molise, ai 360 della Toscana, ai 300 del Veneto, sino ai 270 della Basilicata”. Sempre piu’ diffuso, e in aumento, il fenomeno delle liste d’attesa.
“Sono in particolare i cittadini di Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Marche, Puglia a segnalare lo scorso anno al Tribunale per i diritti del malato, il problema delle difficoltà di accesso alle prestazioni a causa delle liste d’attesa – si legge – ma non mancano anche difficoltà per i cittadini della Toscana, dell’Emilia Romagna e dell’Umbria”. Le attese piu’ lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 rispetto al 2014), passando dagli 89 del Nord- Ovest ai 142 del Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6), con punte di 109 gg al Centro e un minimo di 50 gg al Nord-Est. Anche dall’ultimo monitoraggio del Ministero della salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti nell’indicatore relativo alle liste di attesa”.
Sara’ difficile invertire il trend, affermano gli esperti, se non si mettera’ mano al finanziamento del Ssn, gia’ oggi tra i piu’ bassi d’Europa. Tra il 2015 e il 2018, ha sottolineato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, la riduzione del finanziamento programmato del Ssn e’ pari a 10,5miliardi di euro.
“A questi – ha spiegato – si aggiungono 423 milioni di riduzione per il 2017 e 604 milioni per il 2018. Inoltre la spesa procapite nel 2016 e’ inferiore a quella del 2010, 1858 euro contro 1866, un dato inspiegabile se si pensa a come cambia la popolazione e alle innovazioni tecnologiche. La percentuale di spesa sanitaria rispetto alla spesa pubblica calera’ anche nei prossimi anni, fino a scendere sotto il livello minimo indicato dall’Oms. Questi numeri fanno pensare che il Ssn e’ programmato per il default”.