Alte dosi di radiazioni indirizzate sul volume tumorale con precisione millimetrica, risparmiando il più possibile gli organi sani circostanti e riducendo al minimo gli effetti collaterali e la durata del ciclo di trattamento. Tutto questo è possibile grazie alla radioterapia stereotassica, “una tecnologia nell’ambito della terapia oncologica che permette di effettuare un trattamento radioterapico in tempi brevi – da una a cinque sedute – con uno scarso impatto sulla qualità della vita del paziente, una bassissima tossicità e un’importante efficacia”.
A spiegare i benefici di questa tecnica all’AdnKronos Salute è PierCarlo Gentile, direttore medico del centro di radioterapia ad alta specializzazione Upmc San Pietro Fbf e responsabile della Radioterapia dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, in occasione del V Simposio annuale Upmc ‘Radioterapia Stereotassica’ che si tiene a Roma presso la Sala del Tempio di Adriano.
Una due giorni dedicata alla discussione su tecniche di radiochirurgia intracranica e radioterapia stereotassica corporea nel trattamento di 5 diverse patologie: nel primo giorno vengono esaminati casi di meningioma, recidiva del testa-collo, recidive macroscopiche post-chirurgiche della prostata, tumori della prostata, tumore localmente avanzato del pancreas, mentre nel secondo giorno il focus riguarderà le palliazioni di tumori metastatici. Il dibattito, che coinvolge medici e fisici, verte sul ricorso o meno alla radiochirurgia e sull’eventuale convergenza nelle dosi e frazionamenti utilizzati. Il simposio è patrocinato da Estro – Società europea di radioterapia e oncologia e da Airo – Associazione italiana radioterapia oncologica.
“La radioterapia stereotassica non può essere impiegata per tutti – precisa Gentile – viene indicata prettamente per lesioni piccole in aree particolarmente a rischio. Ma oggi è sempre di più una tecnologia che viene utilizzata grazie all’aumento e alla distribuzione dei centri di alta tecnologia in Italia. Oggi – prosegue l’esperto – il 50% dei pazienti che hanno una diagnosi di tumore probabilmente effettuerà un trattamento di radioterapia oncologia. Nel 2030 si stima che saranno 25 milioni i nuovi casi all’anno nel mondo, quindi sicuramente avremo un richiesta sempre maggiore”. Fortunatamente “recenti studi hanno evidenziato che la radioterapia non solo è efficace, ma è anche sostenibile dal punto di vista economico, cioè ha un buon rapporto costo-beneficio. Quindi – osserva Gentile – è stata ipotizzata una maggiore diffusione di questo tipo di terapia nel mondo”.
Ma come si integra la radioterapia con la chemioterapia e le chirurgia in ambito oncologico? “Specialmente per quei pazienti che non possono essere sottoposti a un trattamento chirurgico è spesso una alternativa – sottolinea il direttore Upmc San Pietro Fbf – perché rispetto alla chirurgia ha una minore invasività e quindi è meglio accettata. La chemioterapia, invece, solitamente precedeva i trattamenti di radioterapia. Attualmente attraverso varie ricerche, sta emergendo una sinergia tra la terapia stereotassica e i nuovi trattamenti chemioterapici che sembrerebbe favorire le risposte della immunoterapia attraverso un effetto chiamato ‘Abscopal’, ovvero la capacità di innescare le difese immunitarie proprie dell’individuo che daranno una maggiore risposta anche nei trattamenti sistemici che seguono la radioterapia”.
“In Italia Upmc ha iniziato la propria attività con i trapianti, creando l’Istituto Mediterraneo Trapianti di Palermo, e ormai più di 5 anni fa a Roma ha implementato il centro di radioterapia al Fatebenefratelli, che ha portato nella capitale uno dei trattamenti più avanzati nel campo della radiochirurgia – ricorda Bruno Gridelli dell’Università di Pittsburgh e dell’Ismett Palermo – Sono stati curati migliaia di pazienti con ottimi risultati e, in questo campo, Upmc sta creando e aprendo nuovi centri di radioterapia, attualmente in Campania, ma ci sono programmi per aprire altre strutture nel centro e nel sud Italia”.
“I benefici di far parte di un network oncologico come quello di Upmc – evidenzia Gridelli – sono legati al fatto che la medicina, e in particolar modo le cure del cancro, sono sempre più complesse e avanzate, e quindi è necessaria la competenza di varie figure professionali di altissimo livello. A Roma, ad esempio, la scelta delle cure di ogni singolo paziente viene fatta in collaborazione con i medici di Upmc a Pittsburgh. Questo garantisce che sia messo a loro disposizione il livello di competenza ed esperienza più ampio oggi disponibile nel mondo”.
L’Università di Pittsburgh è stato uno dei centri pionieri della terapia stereotassica: “Abbiamo cominciato nel 1987 con la ‘gamma knife’ e già del 1999 abbiamo iniziato a praticare la stereotassica che si utilizza adesso – racconta Dwight Earl Heron, Director of Radiation Services, Upmc Hillman Cancer Center (Usa), responsabile scientifico del Simposio insieme a PierCarlo Gentile – Nonostante questo tipo di terapia sia una tecnica relativamente nuova, apprezzo molto tutti gli sforzi che sta facendo il centro San Pietro Fbf per offrire servizi alle comunità del Lazio e delle aree vicine, assicurando a questo bacino di utenza la possibilità di usufruire di ciò che è realmente lo stato dell’arte disponibile oggi nel campo della terapia stereotassica”, conclude l’esperto.
Tumori, arma di precisione anti-cancro: focus sulla radioterapia stereotassica
MeteoWeb