Al centro della moderna città di Torre annunziata, situata a poca distanza da Pompei e Stabia, si trovano gli scavi di Oplontis, che, tra le località archeologiche vesuviane seppellite a seguito della drammatica eruzione del 79 d.C. , è forse quella che offre più significative testimonianze monumentali del suburbio pompeiano. Il nome Oplontis compare per la prima volta nella Tabula Peutingeriana, copia medievale di una mappa stradale itineraria di tutto l’impero romano, risalente, forse, all’età augustea. I veri e propri lavori archeologici, svolti a partire dal 1964, riportarono alla luce la Villa di Poppea e, nel 1974, portarono al ritrovamento della Villa di Lucius Crassius Tertius. Dal 1997 gli Scavi di Oplontis, insieme a quelli di Pompei ed Ercolano sono stati inseriti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’ UNESCO. Una delle due ville ritrovate si ritiene forse appartenuta a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone. Lo stato di conservazione è eccellente soprattutto per quanto riguarda la raffinata decorazione pittorica che costituisce uno dei migliori esempi di II stile pompeiano, nella sua fase più antica. La villa, il cui primo impianto risale alla metà del I sec. a.C. costituisce uno degli esempi più significativi delle residenze dell’aristocrazia romana. Saloni, corridoi con panche, latrina, stanze della schiavitù, atrio, impluvium: ogni ambiente è stato caratterizzato all’epoca con degli affreschi e dei mosaici che tutt’oggi possiamo ammirare. Tutto il pavimento è composto da un prezioso mosaico, ricostruito alla perfezione, così come sorprendenti sono i motivi geometrici delle colonne e la vivacità dei colori delle pareti. Nella villa è inoltre presente una piscina, una struttura di 61 metri di lunghezza e 17 di larghezza, pavimentata in cocciopesto e circondata da statue in marmo, circondatam, un tempo, da un prato con platani, oleandri e limoni. Oltre a questo spazio, la villa comprendeva anche un piccolo impianto termale personale di cui possiamo oggi osservare il calidarium che è stato affrescato in terzo stile e il tepidarium a fondo nero e rosso realizzato in quarto stile. Sono inoltre presenti degli ambienti dove venivano anche realizzate delle piccole produzioni interne, come l’area dedicata alla vendemmia con gli strumenti utilizzati per pigiare l’uva e produrre vino Una caratteristica che nessun’altra villa dell’epoca ha, è il fatto che la servitù potesse accedere ai suoi cubicoli direttamente dalla parte centrale della casa, mentre solitamente venivano dislocati. La cucina è di dimensioni consistenti e presenta un bancone con degli archi nel piano basso, dove veniva raccolta la legna. Sorprendenti sono i dettagli degli affreschi, come gli uccelli, i cesti di frutta, i miti rappresentati e i veli, di una precisione unica; così come la concatenazione stessa delle finestre che lascia senza fiato i visitatori. Situata in Via Sepolcri a Torre Annunziata, la Villa di Poppea può essere visitata tutti i giorni pagando un modico biglietto.
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Villa di Poppea a Oplontis: storia di un gioiello da non perdere [GALLERY]
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