L’11 novembre è San Martino: ecco perché è la “festa dei cornuti”

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Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta”: questa in sintesi la storia di Martino di Tours così come tramanda Sulpicio Severo, suo discepolo, che narra come Martino, nel 327, sia fuggito a 10 anni da casa a Ticinum, l’attuale Pavia, per opporsi al volere del padre, il quale – ex ufficiale – vuole indirizzarlo alla carriera militare. Nel corso della fuga Martino incontra una famiglia di cristiani che, dopo averlo rifocillato, lo convince a tornare a casa. Martino colpito da questo incontro decide di abbracciare la fede del Vangelo.

Protettore delle arti e della cultura, Martino lotterà per tutta la vita contro ingiustizie e oppressioni, anche quelle esercitate per motivi politici o religiosi. Morto nel 397, mentre è in visita pastorale a Candes, sarà il primo non martire a ricevere gli onori degli altari.

L’11 novembre è dunque il giorno in cui si ricorda San Martino di Tours, uno dei santi più celebri fin dal Medioevo, cui sono connessi tanti detti e proverbi, ancora oggi recitati da Nord a Sud Italia. Nella nostra Penisola sino al secolo scorso, l’11 novembre cominciavano le attività dei tribunali, delle scuole, dei parlamenti; si tenevano elezioni e, in alcune zone, scadevano i contratti agricoli e di affitto. Ancora oggi in molte zone si dice “far San Martino” per traslocare e sgomberare.

La figura del Santo è sinonimo di abbondanza, tanto che in Abruzzo si dice: “Ce sta lu Sante Martino” se in una casa non mancano le provviste. Il giorno di San Martino è tempo di baldoria, favorita dal vino vecchio che, proprio in questi giorni, va finito per pulire le botti e lasciarle pronte per la nuova annata. In Romagna, infatti, si dice: “Par Sa’ Marten u s’imbariega grend e znèn”, ossia “Per San Martino si ubriaca il grande e il piccino”.

Ed ancora: “Per San Martino si spilla il botticino”; “Per San Martino cadono le foglie e si spilla il vino”; “Per San Martino ogni mosto è vino”.

Non mancano i proverbi meteorologici: “Se il dì di San Martino il sole va in bisacca, vendi il pane e tieniti la vacca. Se il sole va invece giù sereno, vendi la vacca perché è poco il fieno

Si diceva che, chi seminava dopo questa data, avrebbe avuto un raccolto misero: “Per San Martino la sementa del poverino”.

Un noto proverbio recita: “Chi vuol far buon vino, zappi e poti nei giorni di San Martino”.

Si dice anche: “Chi non gioca a Natale, chi non balla a Carnevale, chi non beve a San Martino è un amico malandrino“, ma il proverbio più celebre rimane: “L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochinino“.

Una tempo durante la Festa di San Martino si svolgeva la fiera più importante di animali con le corna, mucche, buoi, tori, capre, montoni. Sicché la fantasia popolare ha promosso il santo a patrono delle persone tradite, come ricordano alcuni proverbi: “Per San Marten volta e zira, tot i bech i va a la fira“, “per san Martino volta e gira, tutti i becchi vanno alla fiera“, sostengono i romagnoli; mentre i romani affermano che: “Chi cià moje, tie’ pe’ casa San Martino“.

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