Cinque episodi con sei personaggi, il linguaggio del docufilm per raccontare l’epatite C, che ora può essere trattata e curata con successo, portando anche alla guarigione completa. Si chiama Epatite C Zero, un viaggio coast to coast a bordo di un van, dall’Adriatico al Tirreno, con la patologia narrata, declinata da pazienti che l’hanno incontrata il virus in diversi momenti della vita, mettendone in evidenza i pericoli (nel 60-70% dei casi diventa cronica, con il rischio di ammalarsi di cirrosi epatica, mentre sono 300 mila i casi in Italia), coinvolgendo lo spettatore a riflessioni sull’importanza dei fattori di rischio, sulla consapevolezza della diversità dei trattamenti e sull’importanza del rapporto con il proprio medico nella cura.
Si tratta di un progetto, presentato al Maxxi di Roma, promosso da MSD Italia, con la collaborazione con EpaC Onlus e con la supervisione scentifica di FIRE (Federazione italiana per la ricerca in epatologia) per creare consapevolezza dei rischi legati all’HCV (età media degli ammalati 60 anni). I cinque episodi della web serie Epatite C Zero saranno pubblicati ogni martedì – a partire dal 28 novembre – su www.epatiteczero.it.
“Campagne educazionali come questa web serie – dice Ivan Gardini, presidente EpaC Onlus – rivestono un ruolo decisivo nell’informare le persone che convivono con l’epatite C e che non sono consapevoli che attraverso le nuove cure così efficaci e con limitati effetti collaterali possono guarire. Il nostro obiettivo è arrivare a tutti gli ammalati affinché possano essere curati nel più breve tempo possibile”.
“Si tratta di un progetto importante, i pazienti con diagnosi di HCV sono solo la parte visibile dell’iceberg, c’è un gran numero di persone che ha contratto il virus e che, senza sintomi evidenti, non hanno conoscenza della patologia che non viene identificata e trattata”, osserva Loreta Kondili, ricercatrice all’Istituto Superiore di Sanità. La web serie in cinque episodi è la punta di un progetto che prevede anche il sito (www.epatiteczero.it), una campagna di informazione attraverso i social media e incontri sul territorio italiano nella prima metà del 2018, per informare su gestione e prevenzione del virus.
“La disponibilità di una cura efficace ha rivoluzionato l’approccio alla cura dell’epatite C – spiega Barbara Coco, consigliera di FIRE e dirigente medico presso l’Unità Operativa di Epatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa –, le comorbidità, come patologie neurologiche, cardiopatie o insufficienze renali non sono più una limitazione e si può parlare di approccio personalizzato per ogni paziente”.