“La diga sul Melito è un patrimonio calabrese e serve a dare risposte concrete ad eventi estremi quali la siccità, che ancora persiste: è quanto si legge nei comunicati diffusi in questi giorni, cui è seguito il ribadito impegno del Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, nel perseguire il rifinanziamento della realizzazione dell’importante opera. Lunedì prossimo si terrà a Catanzaro un tavolo tecnico operativo, cui vogliamo credere seguiranno i necessari passi verso il Governo, che ha già inserito il nuovo bacino nel piano infrastrutturale. Ora, però, è necessario dare seguito concreto alle tante affermazioni di principio, succedutesi negli anni. Per arrivare a questo, il Presidente del Consorzio di bonifica, Grazioso Manno, ha dovuto iniziare uno sciopero della fame, ora sospeso a fronte delle assicurazioni avute, ma che ha rischiato di minare definitivamente la sua salute, già pregiudicata da un’importante operazione cardiaca. La domanda per quanto retorica è sempre la stessa: perché in Italia sono necessari eventi estremi, dall’alluvione al sacrifico personale, per ottenere i finanziamenti necessari a preservare il territorio dai rischi di una risorsa come l’acqua, che l’uomo sta trasformando da madre a matrigna delle nostre vite?”
La riflessione è di Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), a fronte degli eventi, che stanno seguendo la clamorosa protesta di Grazioso Manno, Presidente del Consorzio di bonifica Ionio Catanzarese.
“La diga sul Melito – prosegue Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è uno degli esempi, che avevamo scelto nel presentare il dossier su 35 grandi opere idrauliche incompiute, ma costate finora al Paese oltre 650 milioni di euro. I lavori per il nuovo invaso calabro, iniziati negli anni ’90, hanno già impegnato 90 milioni di euro, ma sono completati solo al 10%, perché sospesi a causa di un decennale contenzioso avviato dalla ditta aggiudicataria dell’appalto. Sarà una delle più grandi dighe d’Europa, interessante la realtà idrica di circa mezzo milione di persone in 55 comuni. Il cantiere abbandonato, oggi però è solo uno sfregio al territorio, occupando circa 400 ettari; inoltre sono stati già espropriati 112 ettari ad uso agricolo senza contare le migliaia di posti di lavoro, persi a causa del trascinarsi della vicenda. Ora però è il tempo delle scelte definitive per un’opera voluta dal territorio, come testimoniato dalle prese di posizione dei Sindaci della zona e dalla larga solidarietà raccolta dalla protesta nonviolenta, attuata da Grazioso Manno.”