Si terra’ a Viterbo tra maggio e novembre dell’anno prossimo la preannunciata mostra di repliche di tesori archeologici egizi. Lo ha segnalato una fonte ufficiale della Sib, la Societa’ Italiana di Beneficenza, sponsor dell’iniziativa presentata come senza precedenti in Italia. La sede dell’esposizione sara’ il Palazzo dei Papi, ha precisato con un messaggio ad ANSAmed il presidente della Sib, il filantropo siciliano Eugenio Benedetti Gaglio.
Ad essere esposti in copie che si assicura saranno perfette, come noto sono fra l’altro l’intero tesoro di Tutankhamon, con la sua celeberrima maschera mortuaria d’oro, lapislazzuli e paste vitree, il sarcofago e cocchio del faraone morto giovanissimo ma divenuto quintessenza dell’egittomania. Ora Benedetti Gaglio ha anticipato che dell’esposizione faranno parte circa 150 pezzi tra cui “otto Sfingi in perfetta replica marmorea di quelle del Viale Trionfale d’ingresso al gran tempio di Karnak” a Luxor. Del tesoro di Tutankhamon verranno esposti pure “il cofano coi vasi canopi, il celebre ‘tronetto’ faraonico, il grande ‘naos’ e la collezione dei gioielli regali”.
Le riproduzioni, alla fine della mostra, saranno messe in vendita e in particolare per queste sfingi c’e’ gia’ “una pioggia di richieste”, ha rivelato il Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Si tratta di grandi pezzi molto costosi alla portata quindi solo di aziende, istituzioni e facoltosi. Per coprire i costi dell’organizzazione, i visitatori potranno acquistare anche “due-tremila repliche di oggetti di piccola dimensione, in esatta conformita’ agli originali estratti dalle tombe egizie, e tutti muniti di certificato di autenticita’ messi in vendita per nostro tramite a prezzi speciali” dal ministero delle Antichita’ d’Egitto”, ha aggiunto l’ex-imprenditore.
L’aspetto economico, e’ stato gia’ sottolineato dalla Fondazione e’ pero’ solo marginale: lo spirito dell’iniziativa e’ rinnovare il legame fra Italia ed Egitto attraverso un’archeologia accessibile a quasi tutti e senza quindi dover per forza andare al Cairo per ammirare i reperti. La scelta del Lazio etrusco, con i suoi quasi unici parallelismi nel culto dei morti egiziano, e’ un ulteriore significato della mostra che peraltro si inserisce in un quadro composto da altre due iniziative previste dalla Sib sempre per l’anno prossimo in Italia e volte a promuovere il dialogo culturale e religioso-ecumenico fra le due sponde del Mediterraneo: un’esposizione di arte copta con riproduzioni di rare icone in un “luogo sacro” italiano ancora da definire.