L’ambiente e l’Europa perdono un’occasione storica. Dopo il mancato accordo del 9 novembre, gli Stati Membri dell’Unione Europea hanno votato oggi a favore del rinnovo della licenza del glifosato per altri 5 anni. Sono stati 18 gli Stati favorevoli, inclusi Polonia, Romania e Bulgaria che precedentemente si erano astenuti, 9 sono i Paesi che hanno votato contro – tra cui l’Italia – e uno solo si è astenuto.
Il voto mostra come la maggior parte dei governi europei non abbia rispettato il volere di oltre un milione di cittadini europei che aderendo all’European Citizens Initiative (Ice) intendevano eliminare l’erbicida dal sistema alimentare e dall’ambiente. Inoltre, il fatto che gli Stati Membri non fossero riusciti a raggiungere un accordo nei numerosi incontri precedenti potrebbe aver spinto la Commissione a decidere per il rinnovo.
Unica consolazione quella che, mentre a livello politico si è deciso di continuare a impiegare il famoso erbicida, diverse città e stati hanno scelto autonomamente di restringere il campo di applicazione del glifosato, il principio attivo del diserbante Roundup della Monsanto. Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, afferma: «Il voto di oggi rappresenta una decisione politica che va contro i cittadini, una decisione che non ha tenuto conto dell’indirizzo del Parlamento e che antepone il profitto alla sostenibilità e alla salute dell’ambiente e delle persone. Sono decisioni di questo tipo che allontanano i cittadini dall’Europa».
Gli fa eco Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia «Una tragedia. Ci ritroveremo tra 5 anni a contare i danni del glifosato, in un contesto peggiorato dalle condizioni climatiche. La Commissione Europea le ha provate tutte per raggiungere il risultato del voto di oggi: si è partiti dalla proposta di un rinnovo di 10 anni, che poi è passato a 7 e infine è arrivato a 5. Un comportamento che è servito a spingere gli astenuti a votare a favore del rinnovo. Ma si tratta di un compromesso esclusivamente politico, raggiunto sulla pelle dei cittadini. Perché se il rischio per la salute esiste non è riducendo i tempi del suo utilizzo che lo si elimina. L’uso del glifosato andava fermato subito, non ha alcun senso il rinnovo di altri 5 anni: così si ignora completamente il principio di precauzione».
Quel che è certo è che la campagna di dissenso contro il glifosato non si ferma qui ma continuerà a monitorare la situazione per i prossimi 5 anni.
Hanno votato a favore: Bulgaria, Rep. Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Lettonia, Lituania, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, Regno Unito.
Hanno votato contro: Belgio, Grecia, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Austria.
Astenuti: Portogallo