La risposta al mal di schiena può arrivare dalla “neuromodulazione spinale, una procedura che si utilizza nel trattamento del dolore cronico: si tratta di una tecnica percutanea e mini invasiva che negli anni ha raggiunto livelli molto elevati di precisione e oggi è diventata completamente innocua“: lo ha dichiarato Pier Vittorio Nardi, presidente del Cismer, Associazione di chirurgia italiana spinale mini-invasiva e robotica, e responsabile di Chirurgia vertebrale all’ospedale Cristo Re di Roma.
La neuromodulazione consiste nell’invio d’impulsi elettrici a basso voltaggio in grado di interagire con le fibre nervose responsabili della conduzione del dolore: gli impulsi interferiscono con la capacità del nervo di trasmettere il dolore e ne modulano la sua funzione in maniera reversibile. Le indicazioni, spiega l’esperto, comprendono il dolore neuropatico cronico resistente alla terapia farmacologica, controindicazioni di carattere generale alla chirurgia tradizionale e fallimenti della chirurgia (failed back syndrom). “Nei nostri centri questa procedura è utilizzata per le cervicalgie, le dorsalgie e le lombalgie associate o meno a radicolopatie, e per le sacroileiti. Va chiarito comunque che la neurostimolazione interrompe la trasmissione del dolore, ma non cura le cause che lo generano“, spiega l’esperto. “Sono circa un centinaio gli interventi di neuromodulazione che ogni anno vengono eseguiti nei nostri centri di Roma e Firenze. Ma in generale, rispetto ai primi anni 2000, è cresciuto del 25% il numero di pazienti che si rivolgono a questa terapia prima di sottoporsi a nuovi interventi chirurgici altamente invasivi“.
“Nell’80% dei pazienti che si sottopongono alla procedura la risposta è positiva. Il restante 20% semplicemente non ne trae beneficio, ma sicuramente non va incontro a danni. Inoltre, tra coloro che rispondono alla terapia, il 30% risolve definitivamente il problema con una sola seduta. Il dolore scompare e nel tempo non si manifestano più disturbi. Noi, ad esempio, abbiamo osservato che il 60% dei pazienti con nevralgia del grande occipitale cervicale risolve con una seduta“.
“La neuromodulazione è passata a trattare nuove patologie come anche il dolore diabetico e sono aumentati i centri di terapia del dolore in Italia e le procedure. Ma soprattutto negli ultimi anni la tecnica si è perfezionata, tanto da divenire completamente innocua“. Fino a 10 anni fa gli aghi utilizzati “erano più grandi e potevano creare una diffusione maggiore della lesione termica o di radiofrequenza che si determinava. Poi sono stati talmente raffinati che sono diventati iperselettivi“.
Ogni tipo di lesione richiede un grado di calore e un timer differente: “La Pens therapy, ad esempio, agisce in modo iperselettivo e ha una potenza superiore di 3-4 volte rispetto ai trattamenti di prima“, prosegue Nardi.
“Il paziente viene fatto stendere sul letto operatorio radiotrasparente in decubito prono, si procede palpatoriamente all’individuazione nella zona da trattare e si inietta in sede anestetico locale. Con la guida dell’amplificatore di brillanz si introduce un sottilissimo ago in corrispondenza dei rami nervosi che vengono stimolati sia dal punto di vista sensitivo che motorio, e quindi individuati con precisione anche grazie all’ausilio del paziente che riferisce all’operatore le sensazioni percepite. A questo punto inizia il trattamento vero proprio in cui i nervi vengono sottoposti a stimolazione con impulsi elettrici a voltaggio prestabilito per circa 25 minuti. Il decorso post-trattamento prevede un’osservazione del paziente di circa 2 ore e quindi la sua dimissione dall’ospedale“.