Tumori, Italia a più velocità per reti oncologiche: la fotografia della Puglia

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Le differenze regionali in sanità sono ancora, purtroppo, una solida realtà. E non fanno eccezioni le reti oncologiche e i percorsi diagnostici terapeutici di assistenza (Pdta) per i malati di tumore. Con il risultato che per i pazienti di alcune aree del Paese tutto è più complicato. Se infatti in Calabria la rete e i Pdta, pur deliberati nel 2015, non sono di fatto mai partiti, il Piemonte può contare su strutture d’eccellenza. Al tema è stata dedicata una sessione del Forum istituzionale annuale del progetto “La Salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, che si è tenuto oggi a Roma.

Nel corso del Forum è stata presentata anche un’indagine ‘modello’ sullo stato dell’arte della presa in carico e cura del paziente oncologico e onco-ematologico nella Regione Puglia, con un questionario sottoposto a 25 oncologi e 12 ematologi responsabili delle unità di oncologia ed ematologia regionali negli ospedali e nelle aziende sanitarie pugliesi. “Dalle risposte emerge un quadro complessivo certamente incoraggiante, per la presenza di gruppi multidisciplinari di patologia attivi in numerosi Centri”, spiega Vito Lorusso, direttore dell’unità operativa complessa di Oncologia medica, istituto tumori G. Paolo II, Bari.

“Esiste un’offerta oncologica – continua – giudicata di buon livello su tutto il territorio, con alcuni aspetti che potrebbero essere perfezionati. L’istituzione della struttura organizzativa di coordinamento dell’attività dei Centri Oncologici avrà un impatto positivo sia attraverso l’implementazione dei Gruppi multidisciplinari, sia soprattutto di Pdta con valenza regionale”. In questa prospettiva la rete pugliese potrà dunque svolgere un ruolo fondamentale per realizzare un’assistenza veramente universale, senza disparità e squilibri di carattere, economico, sociale e geografico, migliorando la qualità delle prestazioni e riducendo i tempi d’attesa dei pazienti.

 

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