Potrebbero sembrare semplici consigli di bellezza, condivisi da un gruppo di donne in un momento particolare della loro vita sotto la guida di esperti, ma si sono rivelati qualcosa di più: una ‘terapia’ per l’anima ferita dal tumore. Dalla pelle al cuore. A distanza di 4 anni dal debutto, il progetto ‘Salute allo specchio’, promosso dall’ospedale San Raffaele di Milano in collaborazione con l’università Vita-Salute, diventa oggetto di studio. Nato nel 2013 da una psicologa, Valentina Di Mattei, ricercatrice nella Facoltà di Psicologia, e da un medico, Giorgia Mangili, responsabile dell’Oncologia ginecologica dell’ospedale di via Olgettina, l’iniziativa è finalizzata a insegnare alle pazienti alcune strategie per gestire dal punto di vista estetico gli effetti collaterali dei trattamenti chemioterapici, chirurgici, radioterapici.
Da allora tante donne in cura per patologie oncologiche hanno potuto fare questa esperienza e i risultati sono ora pubblicati sulla rivista ‘Frontiers of Psychology’. L’obiettivo del progetto è offrire un supporto psicosociale nella gestione degli effetti delle terapie, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, e far ritrovare alle pazienti vitalità, femminilità e desiderio di stare con gli altri. Gli autori della ricerca hanno voluto valutare l’impatto di questa modalità.
Lo studio ha riunito un team multidisciplinare di psicologi, medici e statistici e ha coinvolto 88 pazienti oncologiche, tutte reclutate al San Raffaele in 3 momenti diversi (durante il colloquio preliminare con lo psicologo, al termine del terzo incontro e a distanza di 3 mesi dalla partecipazione al progetto) e invitate a rispondere a una serie di test.
Secondo quanto emerso dallo studio, “partecipare al nostro programma ha determinato un netto miglioramento delle variabili psicologiche misurate – spiega Di Mattei – Non solo abbiamo rilevato una significativa riduzione della sintomatologia ansiosa e depressiva e dei problemi associati all’immagine corporea, ma anche un incremento dei livelli di autostima. Ciò suggerisce che la partecipazione a questo progetto potrebbe facilitare un migliore adattamento alla malattia e al trattamento oncologico”.
I ricercatori hanno valutato comparativamente l’impatto di Salute allo specchio su alcune variabili psicologiche come l’ansia, la depressione, la percezione della propria immagine corporea, l’autostima e la valutazione della propria qualità di vita. Il lavoro del team di ricerca ha verificato se e in che modo questi outcome si modificassero nel tempo e se ci fosse anche una modulazione operata da caratteristiche socio-demografiche (ad esempio età, stato civile, professione, presenza di figli) e cliniche (eventuali recidive, tipo di diagnosi, altri trattamenti psicologici ricevuti) delle pazienti.
“Pur nelle più rosee prospettive – osserva Di Mattei – non ci saremmo aspettati dei risultati così favorevoli. Questo studio ci autorizza a promuovere l’importanza di questo tipo di interventi come parte integrante del percorso di cura, insieme alle terapie convenzionali. Considerare il paziente nell’interezza della sua persona, nel caso dell’approccio terapeutico al cancro non può essere considerato qualcosa di accessorio”. Salute allo specchio prevede un primo colloquio psicologico individuale, e si articola poi in 3 incontri di gruppo, a cadenza settimanale, con la presenza costante di un’équipe di psicologi e medici che garantisce la gestione tempestiva di eventuali difficoltà e che favorisce la possibilità che il gruppo stesso agisca come fattore terapeutico attraverso la condivisione e il confronto.
Il primo incontro è dedicato alla cura del volto, con l’insegnamento di tecniche di trucco e consigli sull’uso di parrucche e foulard. Durante il secondo incontro un dermatologo spiega alle pazienti come prendersi cura del proprio corpo e della propria pelle durante le terapie e una consulente d’immagine le aiuta a valorizzare il proprio aspetto, in particolare attraverso l’uso dei colori. In ognuna di queste occasioni, le partecipanti ricevono un trattamento specifico e personalizzato. L’ultimo incontro è dedicato a una discussione di gruppo, condotta da psicologi, sull’esperienza condivisa.