L’ondata di piena dei fiumi appenninici dell’Emilia, affluenti del Po, ha fatto battere numerosi record storici: un dato incredibile, se consideriamo che è la zona d’Italia che più di ogni altra ha patito la grave siccità dei mesi scorsi. Eppure le piogge torrenziali in concomitanza con un caldissimo libeccio che ha fatto sciogliere la tanta neve in precedenza caduta sui rilievi, ha determinato ondate di piena senza precedenti tra le province di Parma, Modena e Reggio Emilia. In modo particolare il fiume Secchia (vedi immagini a corredo dell’articolo) alle 12:00 di ieri, Martedì 12 Dicembre, ha raggiunto il massimo della piena con un picco di 10,55 metri a Ponte Alto, nel modenese. Il precedente record era di 10,27 metri e risaliva al Dicembre 2009 (quindi comunque molto recente). Nel Parmense, a Colorno, il torrente Parma ha superato il colmo di piena con 9,49 metri, battendo anche in questo caso il recentissimo record di 9,14 metri risalente al 2014). Passato anche il colmo di piena del fiume Enza a Sorbolo (Parma) con un livello di 12,47 metri, superiore ai due massimi storici raggiunti nel febbraio 2016 (11,63 metri) e nel 1974 (12,20 metri). Parliamo di tre fiumi importanti che hanno superato i precedenti record storici assoluti (di cui, molti, recentissimi) in modo netto e significativo: l’ennesimo campanello d’allarme rispetto ai cambiamenti climatici in atto, forieri certamente di un aumento medio della temperatura ma anche di fenomeni meteorologici sempre più estremi.
La nota positiva è che nonostante questo disastro, non ci sono state vittime e anche i danni sono stati tutto sommato contenuti rispetto alla gravità del fenomeno e alle catastrofiche conseguenze delle precedenti piene, comunque meno abbondanti. I lavori di prevenzione, la realizzazione di ulteriori argini e di apposite casse d’espansione hanno sortito gli effetti sperati, a dimostrazione che con le dovute opere di prevenzione l’uomo può proteggersi al meglio dalle calamità naturali.