Il programma per le aree protette dell’Amazzonia (Programa Áreas Protegidas da Amazonia- ARPA), coordinato dal Ministero dell’Ambiente brasiliano, in collaborazione con WWF-Brasile, WWF-USA e altri partner, celebra quindici anni di attività nel 2017 come la più grande strategia sul pianeta per la conservazione e l’uso sostenibile delle foreste tropicali.L’obiettivo di proteggere almeno 60 milioni di ettari in Amazzonia (il 15% di tutto il bioma presente in Brasile) è stato raggiunto. Oggi il programma ARPA è presente in 117 “Conservation units”, che comprendono Parchi nazionali e statali, Stazioni ecologiche, Riserve biologiche o estrattive, Riserve per lo sviluppo sostenibile (RDS) negli stati di Amapá, Amazonas, Maranhão, Mato Grosso, Pará, Rondonia, Roraima e Tocantins.
Dal totale di unità protette, 39 di esse ospitano oltre 8.800 specie, ovvero l’88% delle specie di uccelli, il 68% delle specie di mammiferi e il 55% delle specie di rettili dell’intera Amazzonia. L’ARPA lavora a stretto contatto con le comunità locali e investe nella creazione, espansione, rafforzamento e mantenimento delle unità di conservazione, garantendo risorse e promuovendo lo sviluppo sostenibile nella regione. Le aree che fanno parte del programma beneficiano di beni, progetti e contratti di servizio, come l’istituzione di consigli, piani di gestione, nonché attività di integrazione tra le comunità residenti e il loro ambiente circostante. Complessivamente, il programma ha sostenuto il rafforzamento delle comunità in trenta aree protette. Secondo uno studio condotto dal programma, le unità di conservazione supportate dall’ARPA possono generare 23 milioni di dollari l’anno per le economie locali basate sulla foresta: complessivamente, l’ARPA ha sostenuto il rafforzamento delle comunità in 30 aree protette.
“La grande sfida consiste nel garantire che le aree protette raggiungano i loro obiettivi di conservazione, in modo partecipativo e trasparente, attraverso il sostegno di risorse provenienti dalle donazioni e dal governo stesso”, afferma il ministro dell’Ambiente, Sarney Filho.
Le aree coperte dall’iniziativa rappresentano oltre il 35% delle unità di conservazione dell’Amazzonia e contribuiscono direttamente agli obiettivi stabiliti dal Brasile negli impegni internazionali, quali la Convenzione Internazionale sulla diversità biologica (CBD), nel quale il paese si è posto l’obiettivo di proteggere il 30% dell’Amazzonia entro il 2020 (pari a 126 milioni di ettari).
Per Sarney Filho, “Dal momento che il Brasile ha oggi il più grande sistema di aree protette del pianeta, speriamo di superare i risultati attuali nei prossimi anni, consolidando il sistema di gestione delle aree protette dell’ARPA”.
I dati del sistema di monitoraggio sulla deforestazione legale in Amazzonia indicano che le aree protette sostenute dall’ARPA hanno tassi di deforestazione circa 2,3 volte inferiori rispetto alle unità di conservazione simili che non fanno parte del programma. L’efficacia del sistema si misura anche nel contributo alla lotta ai cambiamenti climatici: uno studio condotto l’Università federale del Minas Gerais (UFMG), tra il 2005 e il 2015, ha dimostrato l’efficacia delle aree protette dell’Amazzonia nella riduzione del 30,3 % della deforestazione totale nel bioma, fondamentali per evitare da 1,4 a 1,7 gigatonnellate di emissioni di CO2. Lo studio ha anche sottolineato che le aree protette supportate dal programma ARPA sono responsabili del 25 per cento di queste riduzioni. Numeri che contribuiscono agli impegni internazionali previsti dall’accordo di Parigi, che mira a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 ° C rispetto ai livelli preindustriali.
Le unità di conservazione sostenute dall’ARPA sono anche un modello di gestione: hanno avuto un aumento dell’efficienza gestionale del 17% nelle aree protette rispetto a quelle non supportate.
“I dati raccolti confermano che il livello di efficacia nelle aree protette al di fuori dell’ARPA è molto più basso: nelle unità di conservazione ARPA, questo numero è passato da un livello intermedio di efficacia della gestione (45 per cento) ad un livello elevato (62 per cento)”, dice il direttore esecutivo del WWF-Brasile Mauricio Voivodic, che conclude: “Una gestione più efficace significa ecosistemi più sani che, a loro volta, consentono a persone, piante e animali di avere un maggiore accesso all’acqua, al cibo e ad altri servizi ambientali”.