“L’allarmismo sul glifosato, un erbicida brevettato nel 1974 e fuori tutele dal 2001, è immotivato. I dati scientifici rilasciati dall’Organizzazione mondiale della sanità confermano che alle dosi rinvenibili nel prodotto alimentare finito e in commercio, affinché si paventi un possibile rischio sulla salute umana bisognerebbe consumare 200 kg di alimenti al giorno per tutto l’anno”. E’ la posizione espressa dalle società scientifiche Sinuc e Sisa, dopo le polemiche che hanno seguito il rinnovo europeo del permesso di utilizzo dell’erbicida per altri 5 anni.
“Dobbiamo promuovere un’informazione corretta che eviti l’adozione di comportamenti irrazionali come l’esclusione di alcuni alimenti dalla dieta ingenerando stati di carenze e privazioni“, sottolinea il presidente di Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo) Maurizio Muscaritoli.
“Eliminare i prodotti base della dieta mediterranea come i cereali e i loro derivati (pasta e pane in particolare), avrebbe ripercussioni che porterebbero indubbiamente a una alimentazione meno in linea con i dettami riconosciuti come fondamentali per la prevenzione delle malattie e il mantenimento dello stato di salute della popolazione”.
Alle due società scientifiche, continua Luca Piretta, del consiglio direttivo Sisa (Società italiana di scienza dell’alimentazione), “preme sottolineare che la Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e dipendente dell’Oms, ha classificato il glifosato in classe 2A (ossia come probabile cancerogeno per l’uomo). L’Efsa-Agenzia per la sicurezza ambientale europea inoltre ha redatto un documento nel quale sostiene che sia improbabile che il glifosato sia genotossico o cancerogeno per l’uomo“. Oltre al glifosato la classe 2A, ricordano le due società scientifiche, comprende sostanze o condizioni “che non destano altrettanto clamore” come l’esposizione all’emissione delle fritture, il consumo di bevande molto calde, i turni di lavoro notturni.
Gli esperti citano anche uno studio (Ahs, Agricultural Health Study condotto dal 2001 al 2013 negli Stati Uniti), pubblicato sul Journal of National Cancer Institute, che ha analizzato 44.932 soggetti su 54.251, esposti al glifosato giungendo alla conclusione che non risulta un’associazione evidente tra il glifosato e tumori solidi o neoplasie linfoidi in generale, inclusi linfoma non Hodgkin e i suoi sottotipi. C’era però qualche evidenza di aumento del rischio di leucemia mieloide acuta tra il gruppo più esposto che richiede conferma.
Muscaritoli evidenzia che “la quantità di pasta da consumare al giorno per raggiungere la dose giornaliera ammissibile del glifosato per la pasta, pari a 10 mg/kg di prodotto secondo la legge italiana, sarebbe superiore ai 200 kg e dovrebbe essere consumata ogni giorno. Ma soprattutto non è possibile valutare il reale rischio di tossicità di una sostanza pericolosa sulla base della sua mera presenza non considerando la Dose GA e il tempo di esposizione”.
Inoltre, aggiunge Piretta, “è tutta da verificare la salubrità/tossicità e i costi di altri diserbanti da usare in sostituzione per garantire pari vantaggi”. L’esperto ricorda infine l’esito di una recente indagine (Salvagente) che “ha rivelato la positività per il glifosato solo su 12 dei 72 campioni analizzati con una quantità media riscontrata nei campioni positivi pari a 0,062 mg/kg (con un massimo di 0,162mg/kg): in nessuno sono state trovate presenze irregolari di questo fitofarmaco, confermando che non c’è alcun rischio di glifosato nella pasta e nei prodotti da forno italiani. La presenza di tracce di residui di fitofarmaci negli alimenti entro i limiti di legge non rappresenta un problema per la salute dei consumatori. Le analisi di Test-Salvagente hanno trovato tracce di glifosato minime” nei campioni positivi, “ben al di sotto del limite di legge fissato per il grano, e anche di quelli, ancora più restrittivi, per altri alimenti. Non c’è da sorprendersi. Il glifosato è molto utilizzato in agricoltura, a prescindere dalla zona di produzione della materia prima. L’anno scorso l’Efsa ha trovato tracce di glifosato nel 13% degli alimenti analizzati”.