I batteriofagi, o fagi, sono virus che infettano e si riproducono nei batteri e hanno un grande potenziale per combattere la resistenza agli antibiotici e altre minacce alla salute umana. Al centesimo anniversario della loro scoperta, un nuovo articolo pubblicato sul British Journal of Pharmacology esamina le sfide e le opportunità di sviluppare fagi come biofarmaci per la salute, disponibili in commercio.
Nell’articolo Amanda Forde e Colin Hill dell’APC Microbiome Institute dell’University College Cork, in Irlanda, sottolineano che i fagi hanno complesse relazioni con i batteri dell’intestino che potrebbero influenzare la salute e originare malattie. La Dott.ssa Forde ha dichiarato: “Attraverso un’intricata strategia “predatore-preda”, i fagi hanno l’abilità di alterare l’equilibrio microbico all’interno di un ecosistema e, considerando che sono le entità biologiche più numerose sulla Terra, sarebbe stupido ignorare o sottovalutare il loro potenziale”. I fagi superano il numero delle loro prede batteriche con un rapporto 10 a 1.
Il Dottor Hill ha aggiunto: “Tendiamo a pensare ai fagi come “nano-macchine” naturali, complesse macchine biologiche che si assemblano da sole, capaci di replicarsi più velocemente di qualunque altro agente biologico. Sono profondamente diversi, dinamici e specifici per i loro scopi e, considerando la continua nascita in tutto il mondo di “super-microbi” resistenti agli antibiotici, i fagi potrebbero essere tra i nostri migliori alleati in futuro”.
Nonostante la loro scoperta risalga ad un secolo fa, il loro uso nelle terapie cliniche continua a incontrare molti ostacoli. “Uno degli ostacoli è il fatto che più del 90% delle popolazioni dei fagi non è ancora stata identificata e quindi è considerata come la “materia oscura” del mondo biologico. Considerando anche le sfide di produzione, gli ostacoli normativi e il bisogno di una convalida clinica, il cammino verso l’industria farmaceutica sembra lungo, ma i ricercatori sono sulla buona strada”, ha dichiarato il Dottor Hill.
I fagi sono stati utilizzati come terapia per oltre 75 anni nell’Europa orientale, ma sono finiti nel dimenticatoio con la scoperta degli antibiotici. Ora stanno tornando ad essere attrattivi a causa dell’aumento della resistenza agli antibiotici. Un punto a favore dei fagi è la loro capacità di non avere danni collaterali, o di averne pochi, sui batteri “buoni”.
La Dott.ssa Forde ha concluso: “Mentre per una regolamentata terapia dei fagi potrebbe servire un po’ di tempo, la sua applicazione ha avuto molto successo in recenti casi in cui i pazienti erano in pericolo di vita. Ma per giungere ad interventi regolamentati abbiamo bisogno di raccogliere ulteriori dati genomici, fisiologici, farmacologici e clinici”.