Marilena Morano, uccisa dalle fibre di amianto: lo gridano i familiari, lo conferma la Cassazione

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Celebrato il processo per la morte della Sig.ra Morano Marilena, dipendente del Ministero della Difesa, in servizio presso l’Ospedale Militare di Anzio, presso il quale è stato utilizzato l’amianto, che ha provocato il mesotelioma che ha ucciso la giovane dipendente in data 10.10.2009, all’età di 50 anni, dopo un’agonia di più di 5 anni, trascorsi tra ospedali e chemioterapia.

Liquidato definitivamente il risarcimento record di circa 800.000,00 euro per i danni direttamente sofferti dalla vittima.

Il mesotelioma, spiega in una nota l’Osservatorio Nazionale Amianto, “ha sconvolto la vita dell’intera famiglia, prima di tutto dell’anziana madre, che ha visto ammalarsi la figlia, poco più che quarantenne, e della sorella.

Quando la Sig.ra Marilena morì, lasciò il testimone all’Osservatorio Nazionale Amianto che ha continuato a combattere la sua battaglia.

Il Ministero della Difesa ha resistito, ha resistito, ha resistito.

L’Avvocatura dello Stato ha sempre combattuto contro Morano Marilena, in vita e dopo la sua morte, per negare le sue responsabilità per l’uso dell’amianto nell’Ospedale Militare di Anzio.

Sconfitti a Velletri, sconfitti presso la Corte di Appello, indomiti, grigi burocrati, responsabili della morte della Sig.ra Morano Marilena, hanno perfino ricorso alla Corte di Cassazione: ora c’è la parola fine!

Significativo il contenuto della sentenza della Corte di Cassazione (VI^ sezione civile – L – 29924/2017).

Si legge nel dispositivo: la Corte di Cassazione “rigetta il ricorso e condanna il ricorrente Ministero alle spese del presente giudizio liquidate in €200,00 per esborsi, €8.000,00 per compensi professionali, oltre a rimborso spese forfettarie nella misura del 15% con attribuzione”.

La Corte di Cassazione specifica che il Ministero della Difesa, titolare dell’Ospedale Militare di Anzio, deve essere condannato al risarcimento dei danni, perché la consulenza “tecnica d’ufficio tecnico ambientale espletata dal Dott. Falasconi …[avesse fatto emergere la] esposizione ad amianto di Marilena Morano nel corso della sua attività lavorativa.

La CTU ha “ripercorso in maniera analitica le varie fasi della vita lavorativa della Morano in relazione ai luoghi frequentati per 28 anni in ragione di lavoro e descritti dal Dott. Falasconi come massicciamente contaminati da amianto”.

La Corte aggiunge, per di più, che “non è possibile fissare un livello di esposizione sotto il quale l’amianto non sia in grado di indurre l’insorgenza del mesotelioma, essendo ampiamente dimostrato che la circostanza di un possibile effetto patogena anche in conseguenza di esposizioni brevi non pregiudica l’esistenza di un dose-risposta…”: è la conferma della tesi dell’Avv. Ezio Bonanni che occorre evitare ogni forma di esposizione alla fibra killer.

La strage non finisce qui. “Tutti i dipendenti del Ministero della Difesa, in servizio presso l’Ospedale Militare di Anzio, sono stati professionalmente esposti ad amianto, fibra killer mortale. Tre di loro – spiega l’ONA – assistiti dall’Avv. Ezio Bonanni, hanno già contratto l’asbestosi, che è stata riconosciuta come malattia professionale, almeno altri 50 sono a rischio.

Più di 50 lavoratori, sempre assistiti dall’Avv. Ezio Bonanni, hanno chiesto il prepensionamento e, in seguito al rigetto della domanda, hanno agito di fronte alla Corte dei Conti per ottenere la condanna dell’INPS al prepensionamento.”

In questo momento vorrei ricordare Marilena. Una donna di poco più di 40 anni, devastata dal cancro da amianto (mesotelioma) che però ha trovato il coraggio di combattere contro un colosso: il Ministero della Difesa. Una battaglia iniziata circa 15 anni fa, e proseguita anche dopo la morte di Marilena. Un’altra vittima innocente. Sono sconosciuti i carnefici. Bene la Cassazione che in questo caso ha avuto il coraggio di confermare la sentenza di condanna. Molte, troppe volte, assistiamo a dei colpi di spugna, quando ad essere assassinati sono inermi lavoratori, a cui sono state fatte respirare fibre di amianto. Uccisi dal profitto. La vita umana sacrificata al profitto. Così non può continuare. Chiamiamo tutti a ribellarsi pacificamente a questa condizione di rischio che permane negli ospedali, nelle scuole, nei luoghi di vita e di lavoro, un’epidemia, quella dell’amianto, che purtroppo proseguirà per i prossimi 120 anni, se non si arriverà all’immediata bonifica“, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

I numeri della strage

Casi di mesotelioma tra coloro che hanno lavorato nel settore sanitario, così come riportato dall’ONA:

Il V Rapporto Mesoteliomi, edito da INAIL, riporta 280 casi di mesotelioma nel settore sanità e servizi sociali (periodo 1993/2012): dati fortemente sottostimati, e tali comunque da rappresentare l’1,9% dei casi sul totale.

Tra le mansioni più colpite sono stati registrati tra gli infermieri professionali 7 casi, tra i portantini 4 casi.

Inoltre l’amianto nel settore è stato utilizzato anche dagli odontotecnici: fino agli anni ’60 era utilizzato nell’impasto nella amalgama delle capsule dentarie, e nella microfusione a cera persa, tanto è vero che ne risultano 4 casi registrati.

Casi di patologie asbesto correlate tra il personale civile e militare delle forze armate: è sufficiente citare la relazione della Commissione di Inchiesta sull’uranio impoverito e altri rischi, che a pag. 18 riporta:

‘Secondo quanto comunicato dalla Difesa, nel comparto si sarebbero verificati 126 casi di mesotelioma; dai dati raccolti dalla Procura della Repubblica di Padova le malattie asbesto correlate a carico di dipendenti della Marina Militare sono state 1101, di cui 570 mesoteliomi pleurici’.

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