Si conclude un percorso che ha portato alla raccolta in 100 Paesi di oltre 2 milioni di firme, piu’ della metà delle quali grazie alla mobilitazione della Coldiretti, dopo un cammino durato complessivamente sette anni. L’esito positivo della candidatura dell’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco da parte dell’apposito comitato intergovernativo riunito nell’Isola di Jeju in Corea del Sud, è stato accolto con gioia dai napoletani, con il centro dei festeggiamenti all’Antica Pizzeria Brandi dove si sono messi al lavoro gli artisti Unesco della pizza, anche con esibizioni acrobatiche, e tanta gente per il ritorno della tradizione della pizza sospesa offerta a coloro che non possono permettersi di pagarla. Un’iniziativa organizzata proprio nel luogo dove la leggenda vuole che nel giugno 1889 il cuoco Raffaele Esposito fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita le sue famose pizze. La pizza per la prima volta venne così realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano la bandiera italiana. Il processo per il riconoscimento – ricorda la Coldiretti – è iniziato nel marzo 2010 per arrivare alla presentazione della candidatura ufficiale da parte della Commissione Nazionale Italiana Unesco nel marzo 2015 e poi ripresentata il 4 marzo 2016, quando il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, riunitosi a Roma, ha deliberato all’unanimità di ricandidare per l’anno 2017 nella Lista dei Patrimoni immateriali dell’Umanità dell’Unesco “L’Arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani”. Un risultato ottenuto anche grazie alla grande mobilitazione per Expo di Coldiretti, Fondazione UniVerde, e Associazione Pizzaiuoli Napoletani con il coinvolgimento delle delegazioni dei Paesi partecipanti all’esposizione universale di Milano. Poi tra i momenti piu’ significativi per arrivare al risultato c’è – sottolinea la Coldiretti – l’entrata dell’Italia nel Guinness World Record con l’impresa della “Pizza piu’ lunga del mondo” realizzata il 18 maggio 2016 a Napoli, giorno in cui 5 forni a legna appositamente progettati e costruiti per l’occasione, riuscirono a cuocere 1853,88 metri di pizza. L’arte dei pizzaiuoli napoletani – riferisce la Coldiretti – è l’ottavo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che conta 365 elementi culturali iscritti nella Lista Rappresentativa di 108 Paesi. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014) e la Falconeria, iniziativa cui l’Italia partecipa assieme ad altri 17 Paesi. Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco – continua la Coldiretti – ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente però – evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi, ad essere inseriti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita all’alimentazione. Non a caso il 2018 cibo è stato proclamato l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo. “Il riconoscimento dell’Unesco ha dunque un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e l’arte della pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “l’importanza di difendere questa tradizione che è minacciata dalla globalizzazione, distorta e spesso contraffatta in tutto il mondo”.
UNESCO, Coldiretti: per la tutela 2 milioni di firme e la “Pizza più lunga del mondo”
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