“Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa. Vedrai che il mondo poi ti sorriderà“, cantava Pino Daniele. La specialità partenopea riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità – l’ottavo riconoscimento italiano in lista e la terza iscrizione nazionale in ambito enogastronomico dopo la ‘Dieta Mediterranea’ e ‘La vite ad alberello di Pantelleria’ – è uno dei prodotti Made in Italy più amati al mondo. Ma qual è il segreto per preparare la pizza perfetta? “La conoscenza della materia“, spiega all’Adnkronos Ugo Veri, pizzaiolo professionista e insegnante presso la scuola dell’Associazione pizzerie italiane (Api), che sottolinea anche l’importanza di “utensili e macchinari professionali e specifici” e “la qualità delle materie prime utilizzate“.
D’altronde, la pizza napoletana è proprio inconfondibile. Ed è riconoscibile “indubbiamente dal colore, dalla consistenza, dalla cottura e dalla alveolatura che presenta a fine cottura“, sostiene il pizzaiolo, inserendo tra le peculiarità del piatto tipico anche “tempi di lievitazione brevi, gestione degli impasti a temperatura ambiente, utilizzo di poco lievito, temperature di cottura molto alte, assenza di olio nell’impasto e cornicione pronunciato“. Una vera prelibatezza, insomma, che secondo Veri “i ragazzi di Napoli hanno saputo valorizzare in modo straordinario” portando “il pasto del popolo in tutto il mondo, insieme alla ricercatezza delle materie prime e all’artigianalità“.