Uno studio, condotto su un piccolo gruppo di cosmonauti russi che stavano vivendo in una capsula spaziale simulata come addestramento per una lunga missione, ha dimostrato che variazioni nelle quantità di sale nella dieta dei cosmonauti non cambiavano i livelli calorici, ma che maggiori quantità di sale nel cibo provocavano più fame.
Uno studio parallelo condotto dagli stessi ricercatori sui topi ha dimostrato che le diete ad alto tasso di sodio portavano i topi a mangiare molto di più. L’altra strana cosa che hanno notato i ricercatori, sia negli uomini che nei topi, era che mentre cresceva il consumo di sale, aumentava anche la produzione di urina, nonostante bevessero meno acqua.
L’aumento della produzione di urina è uno dei modi che il corpo ha per liberarsi del sodio in eccesso. Negli ultimi 50 anni almeno, ci è stato detto che quando le persone mangiano più sale, hanno più sete, quindi bevono di più e producono più urina. In questi studi, il consumo di maggiori quantità di sale non aumentava la sete, ma la produzione di urina. Allora da dove proveniva quell’eccesso di fluidi se i soggetti non bevevano?
È risultato che noi umani abbiamo molte più cose in comune con i cammelli di quanto pensiamo. Come i cammelli, abbiamo la possibilità di produrre acqua disintegrando il nostro grasso e il tessuto muscolare. La stessa cosa avviene quando mangiamo molto sale. I livelli dell’ormone glucocorticoide nel corpo aumentano e questo avvia la distruzione del grasso e dei tessuti muscolari, che rilascia acqua nel corpo. Tutta questa attività brucia energia e calorie, provocando fame.
A questo punto potremmo chiederci: perché una dieta ad alto tasso di sodio non può essere un modo per perdere peso? La risposta è che l’aumento di appetito potrebbe portarci facilmente a consumare più calorie di quanto il corpo brucia per trattare il sale. Un altro motivo sta nel fatto che l’ormone glucocorticoide provoca la disintegrazione di grasso ma anche di tessuto muscolare, e questo non è il tipo di peso da perdere. Alti livelli di questi ormoni sono anche collegati ad un maggior rischio di osteoporosi e diabete di tipo 2.