Santa Barbara, molto nota e amata sia in Oriente che in occidente, è una figura attorno alla quale sono nate numerosissime leggende. Si narra, ad esempio, che suo padre Dioscuro fece costruire una torre in cui rinchiudre la bellissima figlia, richiesta in sposa da molti pretendnti. La fanciulla aveva intenzione di consacrarsi a Dio e di non sposarsi. Prima di entrare nella torre, non essendo battezzata, volle ricevere il sacramento della rigenerazione e, recatasi in una piscina vicino alla torre, vi si immerse tre volte, dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, dl Figlio e dello Spirito Santo”. La torre è stata in ogni tradizione “porta dl cielo”, via per elevarsi fino alla dimora degli Dei. Anche qui, cristianamente intesa, è simbolo di ascensione e di vigilanza. Per volere del padre, avrebbe dovuto avere due finestre ma Barbara, in onore della Santissima Trinità, ne volle tre. Il padre, pagano, irato per la fede cristiana della figlia, decise di ucciderla ma la fanciulla, passando miracolosamente tra le pareti della torre, riuscù a fuggire.
Sfortunatamente la sua fuga non durò molto dato che un pastore scovò il nascondiglio, rivelandolo a Dioscuro e a poco servì che il Signore lo punisse, trasformando le sue pecore in scarabei. Nuovamente catturata, venne condotta dinazi al magistrato affinchè fosse torturata e uccisa ma il prefetto Marciano cercò in tutti i modi di convincerla ad abiurare la propria fede. Vanificati tutti i tentativi, ordinò di tormentarla, avvolgendone il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare da ogni parte. Durante la notte un angelo le apparve in carcere e Barbara venne completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottopose a nuove e più spietate torture, con l’apposizione di piastre di ferro rovente sulle sue carni, nuovamente dilaniate. Le fiamme, accese ai suoi fianchi e a quelle di Giuliana, si spensero quasi subito. Barbara fu portata nuda per le vie della città, flagellata e, infine, condannata dal prefetto al taglio della testa, eseguito da suo padre, colpito da un fulmine a ciel sereno mentre tornava a casa dopo aver compiuto il barbaro gesto.
Proprio il fulmine vendicatore ha ispirato il suo patronato contro le folgori, come testimoniato da molti proverbi. “Santa Barbara benedetta liberème de sta saetta” dice un’invocazione veneziana, recitata durante i temporali, alla quale corrisponde quella in italiano “Santa Barbara benedetta, liberaci dal tuono e dalla saetta”. Molto nota anche l’invocazione domestica ‘Santa Barbara e Santa Elisabetta, liberateci da ogni fulmine e da ogni saetta”. Dopo la scoperta della polvere da sparo, che riuniva la potenza di lampi e fulmini, Barbara divenne patrona dei lanzichenecchi che portavano gli archibugi, di artificieri, minatori, artiglieri e, in seguito, dei vigili del fuoco. Santa Barbara, patrona, oltretutto di geologi, ombrellai, torri e fortezze, marinai, architetti, muratori ecc, invocata contro saette e esplosioni, morti improvvise e violente, ha ispirato, col suo nome, il deposito delle munizioni delle navi da guerra che si chiama “santabarbara”.