Scoperta una coppia di buchi neri nella galassia di Andromeda: sono i più vicini mai osservati

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Infilarsi di nascosto nell’inquadratura di una fotografia di qualcun altro: sembra che neppure i più schivi tra gli oggetti celesti riescano a resistere a questa tentazione, così comune tra gli esseri umani. A essere entrata di straforo in un’immagine spaziale è una coppia di buchi neri nella galassia di Andromeda, immortalata per puro caso dal telescopio a raggi X Chandra della Nasa. “Stavamo cercando un particolare tipo di stella, ma abbiamo trovato qualcosa di decisamente più strano” conferma Trevor Dorn-Wallenstein dell’Università dei Washington, leader dello studio che descrive la scoperta, in pubblicazione su Astrophysical Journal.

Gli astronomi – spiega Global Science – hanno osservato una particolare fonte di luce, già nota con il lunghissimo nome in codice di LGGS J004527.30+413254.3 (abbreviato a J0045+41). I nuovi dati, raccolti da Chandra e poi confermati dai telescopi di terra Gemini alle Hawaii e Palomar in California, hanno mostrato che questo oggetto si trova a una distanza maggiore di quanto si pensasse, circa 2.6 miliardi di anni luce da noi.

Ma la scoperta più sconvolgente è arrivata analizzando l’intensità della sorgente a raggi X misurata da Chandra: la classificazione precedente, che aveva identificato J0045+41 con una coppia di stelle in orbita l’una attorno all’altra, è sbagliata. La misteriosa fonte di luce proviene invece da due buchi neri – probabilmente i più vicini mai osservati in precedenza. La coppia oscura è infatti stretta in un abbraccio fatale nel cuore della galassia di Andromeda, che insieme alla Via Lattea fa parte del Gruppo Locale. L’identikit dei due buchi neri deve ancora essere tracciato nei dettagli, ma gli scienziati sono già abbastanza sicuri su quale sarà il loro futuro: “Pensiamo che questa coppia di buchi neri – dice John Ruan, co-autore dello studio – arriverà a scontrarsi e fondersi in un solo buco nero. Questo, a seconda della loro massa, potrebbe avvenire tra 350 o 350mila anni.”

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