Fu Eliogabalo, imperatore dal 218 d.C. al 222 d.C, a tentare di imporre, per la prima volta, il credo “Elogabalus Sol Invictus” come dio-Sole della sua terra natale, la città-Stato di Emesa, in Siria, facendo costruire un tempio dedicato alla divinità sul Palatino. Dopo la sua morte, ormai la credenza si era radicata tra gli imperatori romani che continuarono a essere ritratti sulle monete con l’iconografia della corona di raggi solari. Fu Aureliano ad ufficializzare per la prima volta il culto del dio-sole, adottandolo come elemento di colesione tra le popolazioni in quanto esso era presente in tutte le regioni dell’impero. Aureliano era da poco riuscito a riunificare l’impero, sconfiggendo la regina Zanobia, del regno di Palmira. Per la sua vittoria, fondamentale era stato l’aiuto dei sacerdoti della città di Emesa. L’imperatore, infatti, apprezzò molto il loro aiuto decisivo, dicendo che prima della battaglia aveva avuto una visione.
Parlava del buon auspicio del dio-Sole di Emesa tanto che, tornato a Roma, nel 274, ufficializzò il culto del Sol Invictus, così determinante per la riunificazione dell’impero, edificando un tempio sul Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti, i pontifex Solis Invicti. Il Tempio venne consacrato il 25 dicembre del 274 in una cerimonia chiamata “Dies Natalis Solis Invicti”, giorno della nascita del Sole Invitto… da qui il concetto di Natale come giorno di nascita. Il Cristianesimo è riuscito a modificare la nascita dl Sole con la nascita di Cristo, la luce solare con la luce divina del figlio di Dio. Tra il IV e il V secolo, la Chiesa romana, preoccupata della straordinaria diffusione dei culti solari, soprattutto del Mithraismo che, con la sua morale e la sua spiritualità, poteva frenare o addirittura arrestare la diffusione del Vangelo, pensò di celebrare nello stesso giorno del Natale del Sole (Sol Invictus), il Natale di Cristo, inteso come vero Sole.