“Quello che osservo, da mamma e frequentatrice di gruppi e community di altre mamme online, è che se è vero che raramente vengono esposte posizione no-vax nette – e chi lo fa viene rapidamente isolato, spesso dagli stessi amministratori dei gruppi che vedono come fumo negli occhi questo tipo di polemiche – dall’altro lato è invece molto diffuso un sentimento interlocutorio nei confronti dei vaccini. Si chiedono consigli alle altre mamme, esperienze, pareri. Il leitmotiv dominante? ‘Non sono contraria ai vaccini, ma con tutto quello che si sente’. Insomma: i no-vax magari convincono poco. Ma riescono a instillare dubbi”.
E’ la riflessione di Virginia Di Marco, giornalista, mamma e blogger animatrice della pagina ‘Preferivo fare l’uovo’, che racconta la sua esperienza online, a contatto con le mamme italiane, in occasione della presentazione oggi a Milano di un’indagine che fotografa i flussi di comunicazione sul web su temi come i vaccini o la meningite.
Mamme sempre più ‘social’: “Sono molto attive sul web e cercano di fare rete, anche perché a volte nella vita reale manca una rete fisica a sostenerle. In questo ‘rifugio’ online c’è sempre la persona che ascolta, che commenta il tuo post, dà una risposta, racconta la sua esperienza e ti dà modo di condividere – osserva la giornalista – Secondo i dati di ‘Fattore Mamma-2B Research’ 2017, il 92% ha uno smartphone che usa soprattutto per andare sui social. Il numero uno è Whatsapp (le chat fra mamme sono ormai ‘mitologiche’), il secondo è Facebook. Le mamme italiane sono state addirittura definite come leader della rivoluzione digitale in Italia da piattaforme che ne studiano il rapporto con la Rete”.
Questi media “diventano quasi una fonte di informazione primaria” per loro. Prima di tutto, spiega Di Marco, “le mamme online si fidano delle altre mamme. Si fidano però anche dei professionisti, come dimostrano ampie ricerche. Il problema è che mettono spesso sullo stesso piano le altre mamme e l’esperto affermato, che ha studiato e può offrire dati scientifici. Su Internet ovviamente c’è il rischio dell’appiattimento: dare lo stesso peso al consiglio di un pari, che scrive qualcosa in base a non si sa quali evidenze, e all’informazione del medico che sa effettivamente di cosa si sta parlando”.