27 gennaio, Giornata della Memoria: differenze tra Shoah e Olocausto

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I termini Shoah e Olocausto vengono di frequente assimilati per significato, soprattutto nel Giorno della Memoria, ma non è per niente così. Il nome Shoah, letteralmente “tempesta devastante, distruzione, desolazione” , ricorre spesso nella Bibbia (es. Isaia 47,11). Esso si riferisce allo sterminio del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale, più propriamente al periodo che va dal 30 gennaio 1933 (quando Hitler divenne cancelliere della Germania), all’8 maggio 1945 (fine della Guerra in Europa). Proprio in quel periodo, come noto, milioni di persone vennero soppresse nella follia razziale. Tra i gruppi perseguitati e assassinati da nazisti e loro collaboratori: zingari, serbi, memnri dell’intellighentia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, deliquenti abituali, persone considerate “antisociali” tra cui mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti. Dopo le leggi di Norimberga, l’odio razziale crebbe e le atrocità culminarono nella notte dei Cristalli, quella tra l’8 e il 9 novembre 1938, quando in tutta la Germania le sinagoghe vennero date alle fiamme e i negozi ebraici devastati.

Nel gennaio 1942, nella Conferenza di Wannsee si decise di porre fine alla questione ebraica attraverso il genocidio sistematico di tutto il popolo ebreo. Emarginati nei ghetti, gli Ebrei vennero poi condotti neicampi di concentramento. Il termine Olocausto ha un’etimologia greca, con significato di “bruciato interamente”, in riferimento ai crudenti sacrifici animali effettuati da Greci, Ebrei e molti altri popoli antichi. L’animale, di solito un agnello o una capra, unavolta ucciso veniva bruciato sopra un altare e il fumo che saliva dalla terra era considerato “odore gradito al Signore”. La parola, dunque, indicherebbe un sacrificio volontario. Il termine, veicolato tramite lingua inglese con il lemma Holocaust, prese piedde, arrivando a indicare lo sterminio ebraico. Probabilmente quando si associò lo sterminio ebraico all’offerta sacrificale del Giudaismo antico, si volle indicare il popolo ebraico come vittima sacrificale, associando il fumo dei campi di sterminio a quello della vittima sacrificale.

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