I nuovi dati sul consumo di alcol e cannabis da parte dei giovani e sulle dipendenze in generale non sono incoraggianti. A tracciare il quadro è il magazine digitale ‘A scuola di salute’ curato dall’Istituto Bambino Gesù di Roma. Il nuovo numero, che riporta statistiche di Osservatorio europeo sulle droghe, Doxa, Istat, Nomisma e Unipol, offre una serie di informazioni sui danni dalle dipendenze dando alcuni consigli su come fronteggiare i rischi a cui si può andare incontro.
“L’alcol ha un ruolo di facilitatore – spiegano i medici – perché i suoi effetti, apparentemente, possono aiutare il ragazzo a superare ansie e paure. Recenti indagini hanno mostrato che il consumo è frequente già tra gli 11 e i 15 anni di età, nonostante in ambito medico se ne raccomandi il “divieto almeno fino ai 16 anni, poiché solo a partire da questa età – ricordano gli esperti del Bambino Gesù – l‘organismo sarà in grado di metabolizzarlo in modo corretto. Genitori e insegnanti dovranno mettere al corrente i ragazzi sui rischi legati all’uso dell’alcol – ribadiscono – e nei casi più gravi ci si dovrà rivolgere a uno specialista”.
Sul fumo in adolescenza gli esperti dell’Istituto capitolino consigliano di “non giudicare o rimproverare il ragazzo, ma ascoltare e capire se si tratta di un gesto per emulare i compagni oppure una richiesta di aiuto o di automedicamento per alleviare un disagio“. In seguito “sarà opportuno cercare insieme strategie alternative che permettano di sperimentare una sensazione di benessere, avvalendosi di specialisti. Per essere ascoltati – ricordano – è necessario dare il buon esempio”.
Per quanto riguarda il consumo di cannabis “genitori e insegnanti devono essere consapevoli che l’abuso è tra i principali fattori di rischio di malattia psichiatrica, e devono sapere riconoscere alcuni segnali indicatori – avvertono i medici del Bambino Gesù – Tra questi troviamo modificazioni del comportamento e arrossamento oculare. Sono inoltre chiamati a mettersi al fianco degli adolescenti e a mettere da parte toni giudicanti e atteggiamenti repressivi. E’ bene suggerire loro modalità più sane per rilassarsi e far passare il messaggio che per essere accettati dagli altri non sempre bisogna essere euforici o disinibiti”.
I giochi online sono classificati come dipendenze senza sostanze e rientrano in quella più ampia da internet. “In generale – osservano i medici – sono tre i sintomi fondamentali su cui si basa ogni forma di dipendenza, compresa anche quella da gioco: il craving, il desiderio improvviso di assumere una sostanza, l’astinenza e la tolleranza, intesa come un aumento progressivo del tempo di gioco con disinteresse verso gli hobby precedenti”. La perdita del senso di realtà, lo sviluppo di sintomi dissociativi, il ritiro sociale e spesso anche l’obesità sono le prime conseguenze causate dall’assorbimento nei mondi virtuali. “Per fronteggiare la dipendenza è fondamentale non sottovalutarne l’entità e avviare interventi terapeutici specifici in strutture che forniscano servizi psicologici a sostegno del giocatore e del suo nucleo familiare”.
Infine il gioco d’azzardo, una dipendenza sempre più allarmante “che diventa pericolo quando si perde la capacità di stabilire e rispettare un determinato limite di tempo e denaro da impiegare. Tra i segnali indicatori da osservare troviamo l’interesse continuo per il gioco, disinteresse verso attività scolastiche e ricreative, frequenti assenze ingiustificate, disturbi del sonno e furti in casa. Anche in questo caso – concludono gli esperti – l’attenzione da parte della famiglia è fondamentale”.