Da uno studio condotto su scala globale da oltre 100 ricercatori su 800 mammiferi di 57 specie diverse, pubblicato su Science, è emerso che l’uomo al momento occupa tra il 50 e il 70% delle terre emerse, “limitando” i mammiferi di qualsiasi specie e dimensione, con conseguenze negative per ecosistema.
Si è scoperto che gli animali che vivono in habitat modificati dall’uomo si muovono dalle due alle tre volte in meno rispetto ai loro simili che si trovano in aree incontaminate, e ciò vale per i mammiferi di ogni taglia e latitudine.
Ad esempio, nel suo habitat naturale, un leone si muove in un’area grande 1.400 km² per trovare cibo, compagni e allontanare gli intrusi: restringendo l’habitat, cambiano i comportamenti. “Se gli habitat diventano compromessi, cibo e spazio vitale possono scarseggiare“, si spiega nello studio. “Alcune specie, come i topi, possono arrangiarsi con meno spazio, ma mammiferi come leoni, tigri ed elefanti non possono vivere in aree con molti esseri umani“.