Estendendosi per circa 40.000 km in una forma a ferro di cavallo che circonda l’Oceano Pacifico, l’Anello di Fuoco è la dimora di alcune delle forze più potenti, imponenti e letali viste sul nostro pianeta. Le violente energie geologiche che hanno dato alla regione il suo nome minaccioso spiegano quasi il 90% dei terremoti del mondo. Nella regione troviamo anche i tre quarti di tutti i vulcani del mondo, attivi e inattivi, che costellano le coste del Pacifico, serpeggiando nei mari occidentali dall’America del Sud all’Oceania.
Nell’Anello di Fuoco possiamo trovare oltre 450 vulcani, generati dalle lente ma intense pressioni dei movimenti della placca continentale nelle profondità della superficie terrestre. Ma qual è la forza trainante dietro all’attività sismica di questa regione?
Lo tsunami che ha provocato più morti nella storia è stato il risultato del terremoto nell’Oceano Indiano del 2004, che ha registrato una magnitudo di 9.1. Lo tsunami colossale generato dal sisma ha provocato circa 230.000 morti nei 15 Paesi vicini. Nel 2011, un altro tsunami devastante ha colpito il Giappone dopo un potente terremoto che ha avuto origine al largo delle coste giapponesi.
Questi tipi di eventi sono causati dalle interazioni delle placche nelle zone di subduzione, dove le placche oceaniche convergono e scivolano sotto le placche continentali. Le placche convergenti sono bloccate con forza e costruiscono lentamente la loro energia in un esteso periodo geologico. Quando le pressioni diventano troppo forti, le placche bloccate si rompono violentemente e creano potenti terremoti nelle zone circostanti.
Oltre a provocare terremoti, gli stessi lenti processi delle placche tettoniche hanno anche originato le imponenti catene montuose della regione e le centinaia di stratovulcani che costituiscono l’arco vulcanico dell’Anello di Fuoco. A differenza dei vulcani a scudo, tipici delle Hawaii, gli stratovulcani sono vulcani conici e ripidi che sono stati generati dall’eruzione di flussi viscosi di lava e flussi piroclastici. Questi tipi di interazioni vulcaniche, che si originano in profondità sotto le onde, sono paragonate dagli esperti a lampade di lava dove le intense pressioni e il calore provenienti dai movimenti delle placche creano il magma. Come in una lampada di lava, il magma arriva in superficie. Se il calore e i gas dell’ondata di magma sono sufficientemente intensi, si verifica un’eruzione vulcanica.
Il vulcanologo John Ewert, dell’USGC Cascades Volcano Observatory, ha dichiarato che ci sono circa 80 eruzioni vulcaniche ogni anno e che, mentre molte eruzioni sembrano verificarsi simultaneamente in diversi punti dell’Anello di Fuoco, questo in realtà è il risultato del sistema dinamico all’opera. È come se fosse tutto parte di un sistema. Troverebbero, dunque, una spiegazione le recenti e contemporanee eruzioni del Vulcano Mayon, nelle Filippine, dell’isola vulcanica Kadovar, nella Papua Nuova Guinea, del Vulcano Kusatsu-Shirane in Giappone.
Ewert ha spiegato che ci sono molti vulcani attivi e inattivi nell’Anello di Fuoco e che un vulcano può restare inattivo per centinaia o addirittura migliaia di anni, prima di riattivarsi e avere un altro periodo di attività. Ecco come ha concluso: “Noi siamo uomini e viviamo circa 70-80 anni. Ma ci sono sistemi che hanno centinaia di migliaia di anni”.