Un nuovo studio condotto dai ricercatori del Royal Surrey County Hospital NHS Foundation Trust e dell’University of Surrey ha svelato che i malati terminali di cancro a cui vengono dati fluidi, in generale vivono più a lungo. I pazienti in fin di vita che hanno ricevuto idratazione assistita avevano un 26% in più di sopravvivenza, che significa che vivevano in media un giorno e mezzo in più rispetto a coloro che non ricevevano il trattamento.
Per un anno più di 200 malati di cancro, che erano nell’ultima settimana della loro vita, hanno preso parte allo studio in 4 centri tumorali e 8 case di cura del Regno Unito. Nessuno dei partecipanti, tra i 28 e i 98 anni, era in grado di mantenere autonomamente un sufficiente consumo di fluidi e, di conseguenza, lo ricevevano per endovena o per via sottocutanea. Erano valutati ogni 4 ore, con il team di ricercatori che raccoglieva dati su problemi clinici, interventi e sopravvivenza generale. Oltre ad aumentare la vita di un giorno e mezzo, i pazienti che ricevevano fluidi avevano anche un buon controllo dei sintomi e soffrivano effetti collaterali minimi.
Andrew Davies, specialista di medicina palliativa del Royal Surrey, ha dichiarato: “La fornitura di idratazione clinicamente assistita in fin di vita è una delle questioni più controverse in medicina. I risultati di questi studi sono sicuramente interessanti, ma ulteriori studi sono necessari per confermare il ruolo dell’idratazione clinicamente assistita nelle persone in fin di vita. Per alcuni pazienti e le loro famiglie vivere circa un giorno in più potrebbe essere estremamente importante, poiché può dar loro l’opportunità di salutarsi, di avere la famiglia che arriva dall’estero, di scrivere le loro volontà o addirittura di sposarsi. Tuttavia, per altri pazienti, vivere circa un giorno in più potrebbe essere la peggior cosa possibile”.
La Dott.ssa Agnieszka Michael, direttore medico del Clinical Trials Unit dell’University of Surrey, ha dichiarato: “L’idratazione di pazienti in fin di vita nelle cure palliative offre il dono del tempo, che non è un dono che tutti i pazienti e le loro famiglie desiderano. L’idratazione gioca un ruolo chiave nel ritardare il processo di morte, ma il perché di questo è ancora sconosciuto. Lo analizzeremo in ulteriori studi e i risultati aiuteranno a migliorare la qualità delle cure terminali”.