Dei Re Magi si parla solo nel Vangelo secondo Matteo dove è scritto: “Alcuni Magi giunsero da Oriente e domandavano:<<Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo>>. La parola Magi viene dal greco, a sua volta influenzato dal persiano, dall’accadico e dal siriaco, ed era un titolo che nell’impero persiano si affidava a sacerdoti dello Zoroastrismo che traeva i propri insegnamenti da Zarathustra o Zoroastro. Parliamo di sacerdoti e astronomi dediti al culto di Ahura Mazda. Molto probabilmente i Magi avevano età diverse: Melchiorre, il più anziano, viene rappresentato con lineamenti più europei e per alcuni il suo nome deriverebbe da Melech (Re);mentre per altri avrebbe radici semitiche e corrisponderebbe al Re della Luce. Baldassarre era il nome del mitico Re di Babilonia. Costui viene rappresentato con un moro e come più giovane di tutti. Il nome significherebbe: “Sia salva la vita del re”. Gaspare, invece, avrebbe il significato di “Signore di Saba o Signore del Tesoro” (Jasper).
Quanto al loro numero, il primo ad affermare che fossero tre fu Tertulliano, nel II secolo d.C. Secondo una leggenda armena, non solo erano tre, ma anche fratelli, ognuno regnante su Persia, India e Arabia. Il tre secondo un’interpretazione religiosa rappresenterebbe la Trinità ma è anche uno dei numero perfetti. Un’altra ipotesi identifica nel tre il numero dei continenti sino ad allora conosciuti (Europa, Asia e Africa). Riguardo ai doni: l’oro, prezioso, sarebbe il simbolo del dono per eccellenza degno di un re e i Magi sono al cospetto del Re dei Re. L’incenso è sinonimo di adorazione divina; la mirra è una pianta da cui si estraeva una resina gommosa che, una volta mischiata ad altri oli, aveva proprietà mediche e la si usava per ungere i corpi.
Quanto alle reliquie, Marco Polo ne “Il Milione”, dice di aver visto la tomba dei Magi nella città di Saba intorno al 1270. Altri sostengono che i loro resti mortali furono recuperati in India da Sant’Elena e poi portati a Costantinopoli. Si dice che finirono nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano, trafugati, infine, da Federico il Barbarossa che li portò a Colonia. Sempre a Milano tornarono nei primi anni del 900 alcune reliquie esposte di fianco al sarcofago in pietra con l’iscrizione “Sepulcrum Trium Magorum”.