29, 30 e 31 gennaio, o secondo alcuni, gli ultimi due di gennaio ed il 1 febbraio, corrispondono, secondo la tradizione, ai giorni più freddi dell’anno, noti come Giorni della Merla. Parliamo di giorni strettamente legati al mondo campagnolo. Si dice, infatti, che se essi saranno freddi, la primaverà arriverà bella, mentre se le loro temperature risulteranno miti, la primavera giungerà in ritardo, nonostante non ci siano evidenze metereologiche o statitiche in grado di confermare questo. Tante le credenze popolari dei Giorni della Merla. Molto noti i cosiddetti “canti popolari della Merla”, tipici, ad esempio, di Stagno Lombardo, Crotta d’Adda, Pizzighettone, Soresina, Formigara, Cornaletto, Pianengo ecc. Proprio nei Giorni della Merla, ci si riunisce attorno a un grande falò sul sagrato della chiesa o in riva al fiume, a seconda della tradizione, intonando questi canti insieme al coro, abbigliato con abiti contadini (donne con grembiule e scialle; uomini con tarbarno e cappello), oltre a degustare vino e cibi tradizionali. I testi delle canzoni differiscono leggermente da paese a paese ma tutti vertono sui temi dell’inverno e dell’amore.
Solitamente il coro gioca con la parte maschile e femminile, sottoforma di simpatici battibecchi. Parliamo di canti in cui si intende sollecitare l’arrivo della bella stagione proprio in questo periodo di passaggio, spartiacque tra inverno e primavera, con un ricchissimo corredo simbolico… un modo per esorcizzare buio e gelo, sconfiggere le fredde brume padane con canti, falò, mascherate e balli. Il grande Danti Alighieri, nel capitolo XIII del Purgatorio, Girone degli Invidiosi, costretti dalla legge del contrappasso alla pena della cecità in quanto i loro occhi, in vita, godettero nel vedere il dolore altrui, mette in bocca alla nobildonna senese Sapia queste parole, gridando a Dio: “Ormai più non ti temo! Come fa’ l merlo per poca bonaccia” ( Ormai non ti temo più come fa il merlo per un po’ di bel tempo”. Riguardo alle tante leggende sui Giorni della Merla, un fondo di verità c’è: sin dai tempi di Numa Pompilio e della sua riforma del 713 a.C., nel calendario romano il mese di gennaio aveva realmente solo 28 o 29 giorni.
Fu poi nel 46 a.C. che gennaio “prese in prestito” i tre giorni a febbraio, grazie all’introduzione del calendario giuliano che rendeva il computo dei giorni definitivamente solare. Nel linguaggio popolare “dare del merlo a qualcuno” significa considerarlo uno sprovveduto, un sempliciotto, un ingenuo da cantar vittoria prima del tempo per poi pagarne le conseguenze. Non mancano i proverbi. Un proverbio bolognese dice: “Quando canta il merlo, siamo fuori dall’inverno”; un vecchio proverbio romagnolo, invece, consiglia al merlo di non cantare nemmeno a marzo perché gli si potrebbe gelareil becco, lasciando, invece, che canti la tordella che non ha pausa di nessuno. In dialetto bresciano si dice: “due soldi li ho a prestito e uno lo troverò. Se bianca sei, nera ti farà, e se nera sei, bianca diventerai”. Nel bergamasco si dice: “Canta il merlo, l’inverno è finito, ti saluto padrone, trovo un altro tetto!”.