Si tengono oggi le celebrazioni per il 6° anniversario del naufragio della Costa Concordia nel quale persero la vita 32 persone e altre 157 rimasero ferite.
Alle 21:45 del 13 gennaio 2012 la grande nave da crociera, salpata da Civitavecchia e diretta a Savona, urtò gli scogli de Le Scole davanti all’isola del Giglio. L’impatto provocò una falla di circa 70 metri sul lato sinistro dello scafo. La nave si inclinò a Punta Gabbianara, su due blocchi di granito che le evitarono di precipitare a 100 metri sott’acqua. A bordo della nave c’erano 3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio.
Fu anche grazie all’opera di soccorso prestata dagli isolani che il bilancio finale della tragedia non fu più alto: tutti sull’isola si prodigarono per prestare assistenza ai naufraghi bagnati e infreddoliti.
Di quella notte, è diventata famosa la telefonata tra l’ufficiale operativo della Guardia Costiera, Gregorio De Falco, dalla Capitaneria di Livorno, e il comandante della Concordia, Francesco Schettino, che aveva lasciato la nave ed era a bordo di una scialuppa di salvataggio, quando ancora molti passeggeri erano in pericolo di vita nello scafo che si stava inclinando sempre di più: con toni durissimi, De Falco ordinò a Schettino di risalire sulla nave. Cosa che non avvenne.
Schettino è stato condannato in via definitiva e da otto mesi è in carcere, nel nuovo complesso del penitenziario di Rebibbia a Roma. Il 12 maggio scorso la Cassazione gli ha confermato 16 anni di carcere, Schettino il giorno stesso del verdetto si è costituito.
Il relitto della Concordia è rimasto per oltre due anni davanti al porto dell’isola del Giglio, deturpando il paesaggio di una delle perle dell’arcipelago toscano.
Con un’operazione durata tre anni, la nave è stata prima ruotata, sollevata, rimessa in asse e trasferita al porto di Genova dove il relitto, in 22 mesi, è stato demolito e i suoi materiali recuperati all’80%. Ora resta da completare il ripristino dei fondali marini della Gabbianara.