“Mai una pausa caffè fu tanto proficua. Mentre tra colleghi sorseggiavamo il nostro espresso ottenuto con una macchinetta come quelle che ora vanno di moda sia negli uffici che nelle case, abbiamo scherzato sul senso di colpa indotto dalla mole di packaging che, caffè dopo caffè, occorre smaltire”, afferma il prof. Scampicchio, “allora, quasi come sfida, ci siamo chiesti se, oltre a riciclare l’alluminio o la plastica, sia possibile recuperare anche le cialde esauste”. Esistono già progetti di recycling o di creazione di capsule compostabili. Ciò cui nessuno finora aveva pensato è come reimpiegare la polvere di caffè esausta, una volta preparato il caffè espresso.
Ferrentino e Imperiale hanno svuotato dieci chilogrammi di cialde di scarto della macchinetta dell’ufficio e ne hanno travasato il contenuto nel reattore dell’impianto a CO2 supercritica presente presso i laboratori di unibz. “L’anidride carbonica funziona da solvente e fluisce nella matrice attirando e portando con sé le sostanze affini. Queste, nello stadio finale vengono separate dalla CO2, che ritorna a uno stato gassoso”, chiarisce Ferrentino. Il procedimento di recupero delle cialde usate potrebbe esseresfruttato su larga scala per ottenere, come in laboratorio, sia antiossidanti che lipidi, sostanze utili per l’industria alimentare per sostituire, ad esempio, l’olio di palma.Lo studio –Antioxidant and Pro Oxidant Activity of Spent Coffee Extracts by Isothermal Calorimetry– è stato pubblicato sulla rivista statunitense Journal of Thermal Analysis and Calorimetry.
“Si tratta di un esperimento importante oltreché innovativo”, conclude il prof. Scampicchio, “l’UE spinge sempre di più verso una produzione alimentare sostenibile, rispettosa dell’ambiente e capace di sviluppare nuovi posti di lavoro – L’università ha quindi il dovere di lavorare su questo ambito e offrire alle aziende le informazioni e i dati necessari per aiutarle nello sviluppo di nuovi processi di recupero degli scarti di produzione, nello sviluppo di alimenti e ingredienti più sani e naturali, oltre che nell’impiego di tecnologie più sostenibili. Un esempio valido ed ecologicamente sostenibile, viene proprio dagli scarti del caffè!”.