Con un apparente aumento nella frequenza dei giorni nevosi, delle condizioni di “blizzard” e delle condizioni di circolazione ghiacciate, non sorprende che stia nascendo la convinzione comune secondo cui il cambiamento climatico non sta avvenendo. Prima del Capodanno 2018, il presidente americano Donald Trump ha twittato che le previsioni di temperature rigide da record per l’ultimo dell’anno sono una prova del fatto che il cambiamento climatico non sia una reale preoccupazione. Tuttavia, gli Stati Uniti rappresentano solo il 2% circa dell’intera superficie della Terra. Gli scienziati sottolineano che le condizioni invernali locali non sono indicatori di cambiamenti del clima e che le condizioni meteorologiche in una parte del mondo non sono rappresentative di quello che sta succedendo a livello globale.
Gli scienziati indicano dati concreti, incluse le misurazioni delle temperature sulla terra e di quelle dell’acqua fatte su diversi decenni, che sottolineano una tendenza al rialzo delle temperature globali, altrimenti conosciuta come cambiamento climatico. Questi stessi dati mostrano che 2014, 2015 e il 2016 sono stati gli anni più caldi dal 1880, con la NASA che riporta che 16 degli ultimi 17 anni più caldi si sono verificati dal 2001 in poi. Per gli scienziati “il riscaldamento globale sta avvenendo senza alcun dubbio”.
A questo punto sembra sorgere una domanda spontanea: se il riscaldamento globale sta avvenendo, perché gli inverni sembrano insolitamente più rigidi? Per rispondere alla domanda è necessario avere chiara la differenza tra tempo e clima. John Fleming, uno scienziato climatologo del Center for Biological Diversity, spiega: “Il tempo si riferisce alle condizioni dell’atmosfera per un breve periodo, mentre il clima si riferisce alle tendenze nei modelli atmosferici su una scala di tempo molto più ampia. Una semplice analogia esprime bene il concetto: il tempo è il nostro umore, mentre il clima è la nostra personalità. Per questo è possibile avere un insolito tempo freddo su gran parte degli USA durante l’inverno, mentre si osserva che globalmente le temperature della superficie stanno aumentando costantemente”.
I fattori che giocano un ruolo nelle condizioni meteorologiche sia locali che globali includono le correnti oceaniche, i venti più forti, l’entità dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico, le stagioni e il mutamento delle correnti a getto, ossia un flusso d’aria che fluisce velocemente nell’atmosfera terrestre a circa 11 km dalla superficie. Secondo gli esperti, questi fattori possono contribuire ad un aumento nelle condizioni meteorologiche estreme, come ondate di caldo intenso, precipitazioni più forti e nevicate più abbondanti. Alcune ricerche suggeriscono che il riscaldamento artico sta producendo una corrente a getto più debole e meno stabile che permette all’aria artica di scendere verso sud.
La copertura di ghiaccio dell’Artico sembra ridursi più velocemente rispetto agli ultimi 1.500 anni, secondo la 2017 Arctic Report Card. Questo indica che gli effetti dell’aumento delle temperature globali possono ripercuotersi sul sistema climatico di tutto il pianeta. Secondo gli esperti, un’ondata di freddo durante l’inverno che avrebbe potuto attraversare gli USA in circa 5 giorni, ora può durare 14 giorni, con effetti devastanti: i Grandi Laghi si congelerebbero, così come le coltivazioni di agrumi e si formerebbe ghiaccio ovunque. Il cambiamento climatico si sta verificando più rapidamente nelle latitudini più a nord. Si prevede che le temperature medie invernali continuino a salire nei prossimi decenni sulla maggior parte dell’emisfero settentrionale.