In aumento l’uso, non di rado improprio, del pronto soccorso da parte degli italiani quale strada alternativa di accesso ai servizi ospedalieri. I connazionali ammettono di scegliere la ‘scorciatoia’ dei dipartimenti di emergenza qualora non trovino una risposta adeguata e/o rapida nell’ambito della medicina territoriale (43,9%), ma anche se le liste di attesa per le visite specialistiche, gli accertamenti diagnostici o i ricoveri sono troppo lunghe (26,8%), o addirittura scelgono di rivolgersi sin dall’inizio al pronto soccorso ospedaliero piuttosto che ai servizi Asl “per non perdere tempo” (19,7%). Quasi il 60% afferma di preferire di rivolgersi a uno specialista ospedaliero o privato per effettuare analisi, accertamenti o farsi ricoverare. Lo evidenzia il 15° Rapporto ‘Ospedali & Salute/2017’ dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), presentato in Senato.
In altri termini – segnala l’Aiop – si sta gradualmente affermando una sorta di ‘territorializzazione’ progressiva dell’ospedale, di cui si ha in fondo più fiducia rispetto ai servizi Asl e allo stesso medico di base. Secondo l’Associazione, “il patto sul Welfare, basato sui principi di universalità e di solidarietà, di cui abbiamo goduto per quasi quarant’anni risulta oggi significativamente indebolito e anzi corre il rischio di subire una seria rottura. Non possono infatti bastare le strategie di tipo reattivo, messe in atto dagli utenti, per compensare le crescenti debolezze dell’attuale Servizio sanitario nazionale“.