L’innovativo studio “Mid-term sustained relief from headaches after balloon angioplasty of the internal jugular veins in patients with multiple sclerosis”, appena pubblicato sulla rivista scientifica “Plos One”, condotto da un gruppo di lavoro congiunto tra l’Università di Catania e la Leeds Beckett University, nel Regno Unito, ha dimostrato un drastico e prolungato sollievo dal mal di testa nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) migliorando il flusso sanguigno delle vene giugulari interne del collo.
Lo rende noto Petalo SRL, start up dell’Università di Catania creatrice di un innovativo dispositivo ideato per essere impiantabile nelle vene, in procinto di essere sperimentato sugli uomini.
Tutti conoscono persone affette da mal di testa cronico, ma pochi si rendono conto che il mal di testa è la terza malattia più diffusa al mondo con circa 1 miliardo di malati in tutto il mondo [1]. Sebbene la maggior parte dei malati sperimenti attacchi una o due volte al mese, oltre 4 milioni di persone, solo negli Stati Uniti, soffrono di mal di testa cronico quotidiano, con forti cefalee in almeno 15 giorni al mese, con attacchi che durano frequentemente tra le 4 e le 72 ore [1]. Di conseguenza molte vite in tutto il mondo sono rovinate da questa condizione cronicamente debilitante. Una situazione aggravata dal fatto che molti pazienti rispondono male alle terapie disponibili.
Il mal di testa persistente è un problema particolare per i pazienti con SM [2], molti dei quali lo trovano debilitante, specialmente se accompagnato da affaticamento cronico [3], un altro sintomo assai comune in questa malattia neurologica. Come tale, il team di ricerca ha progettato uno studio specificamente volto a valutare l’impatto dell’angioplastica venosa su mal di testa e affaticamento nei pazienti con sclerosi multipla. Dopo aver eseguito l’angioplastica delle vene giugulari interne in 286 pazienti affetti da sclerosi multipla, i ricercatori hanno riscontrato un miglioramento drastico e significativo nel grado di severità del mal di testa che è stato mantenuto (nella maggior parte dei gruppi di pazienti) per la durata dello studio (cioè per più di 3 anni). Mentre è stata osservata una riduzione simile del grado di severità della fatica dopo l’angioplastica per tutti i pazienti con SM, questo miglioramento iniziale è stato mantenuto (cioè è risultato significativo dopo 3 anni) nei pazienti con SM recidivante-remittente.
Mentre le cause del mal di testa sono attualmente ancora scarsamente comprese, molti studi precedenti hanno collegato il mal di testa all’ostruzione dei vasi venosi nel cranio e si pensa che l’elevata pressione nelle vene cerebrali stimoli meccanicamente i recettori del dolore nelle pareti dei vasi [4] generando la percezione del mal di testa. È stato dimostrato che i pazienti con SM presentano una dilatazione dei seni durali che raccolgono il flusso sanguigno venoso nel cranio [5], suggerendo la presenza di un’elevata pressione intravenosa forse a causa del difficoltoso flusso venoso in uscita attraverso le vene giugulari del collo (una condizione nota come insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI)).
Clive Beggs, professore di fisiologia applicata presso la Leeds Beckett University, ha dichiarato: “Studi precedenti hanno chiaramente dimostrato che il mal di testa è collegato ad un’elevata pressione nel sistema venoso cerebrale. Favorendo il flusso del sangue nelle vene giugulari che drenano il sangue dal cervello al cuore, il team di ricercatori ha potuto ridurre la pressione all’interno delle delicate vene cerebrali e crediamo che questo abbia prodotto come risultato la riduzione della gravità del mal di testa osservata nello studio“.
Pierfrancesco Veroux, professore di Chirurgia Vascolare all’Università di Catania e leader del gruppo di ricerca, ha affermato: “I risultati dello studio sono estremamente promettenti e aprono la porta a ulteriori ricerche che hanno il potenziale per migliorare la qualità della vita dei molti milioni di pazienti che attualmente soffrono di cefalea con scarso sollievo“.
“A Catania siamo coinvolti in un programma di lavoro di valutazione e perfezionamento delle tecniche di venoplastica con palloncino, che speriamo possa giovare non solo ai pazienti con SM, ma a tutti coloro che soffrono di malattie neurologiche correlate alle vene”, ha aggiunto Veroux. “Tuttavia, molto rimane da capire e c’è la necessità di sviluppare nuovi dispositivi che possano far fronte in modo più efficace a tutte le patologie associate alla malattia venosa”.
Sebbene i risultati dello studio siano promettenti, il gruppo di ricerca ritiene che saranno necessari ulteriori studi per perfezionare e valutare il pieno potenziale del lavoro. Il precedente lavoro svolto dal team ha dimostrato che le attuali tecniche di venoplastica con palloncino sono più efficaci in alcuni pazienti che in altri [6]. Di conseguenza, c’è bisogno di ulteriori ricerche per comprendere meglio i limiti della venoplastica con palloncino e i modi in cui la tecnica potrebbe essere migliorata. Tuttavia, i ricercatori del team sono fiduciosi che i risultati incoraggianti ottenuti dallo studio apriranno la porta a ulteriori progressi che potranno migliorare la qualità della vita dei molti milioni di persone che soffrono oggi di mal di testa con scarso sollievo.
Riferimenti:
- Migraine Research Foundation. http://migraineresearchfoundation.org/aboutmigraine/migraine-facts/
- Vacca G, et al. Multiple sclerosis and headache co-morbidity. A case-control study. Neurol Sci. 2007; 28:133–135
- Krupp LB, et al. Multiple sclerosis-associated fatigue. Expert Rev Neurother. 2010; 10(9):1437-47
- Chung CP, et al. Decreased jugular venous distensibility in migraine. Ultrasound Med Biol. 2010; 36(1):11-6
- Bateman GA, et al. Comparison of the sagittal sinus cross-sectional area between patients with multiple sclerosis, hydrocephalus, intracranial hypertension and spontaneous intracranial hypotension: a surrogate marker of venous transmural pressure? Fluids Barriers CNS. 2017;14(1):18.
- Giaquinta, A, et al. Factors influencing the hemodynamic response to balloon angioplasty in the treatment of outflow anomalies of internal jugular veins. J Vasc Surg: Venous and Lym Dis. 2017; 5:777-88