Già dall’antichità la pasta attirava i palati dei romani, dei greci e persino degli etruschi. In una tomba di Cerveteri infatti è stato ritrovato dagli archeologi tutto il materiale necessario , utile per la preparazione della pasta: dalla spianatoia al matterello; dal mestolo al coltello.
Una preziosa eredità che la cultura italiana vanta fin dai tempi più remoti e che oggi più che mai necessita di protezione e rispetto.
Alberto Capatti e Massimo Montanari, storici e autori del libro La cucina italiana. Storia di una cultura hanno evidenziato che “nei ricettari arabi la pasta compare già nel IX secolo, e a tale tradizione è verosimilmente collegata la presenza in Sicilia – nella Sicilia occidentale di cultura araba – di manifatture per la sua produzione”.
E’ certo poi che la pasta approdò in terra genovese nel XII secolo per espandersi poi velocemente in tutto il Nord Italia. Il lombardo Bartolomeo Sacchi parla delle “Trie genovesi” nei suoi scritti, da accompagnare necessariamente “Con capponi, uova e qualsiasi genere di carne”; ma il condimento di questo amato e conosciuto piatto che andava per la maggiore, spaziava dal formaggio grattuggiato alle spezie, per poi ben sposarsi con il burro nel XV secolo.
Soprannominati mangiamaccheroni , sarà figlio del loro genio l’idea di unire alla pasta la golosa salsa al pomodoro, rendendola l’accoppiata vincente che porterà il Bel Paese a splendere di un’intramontabile luce nel settore della gastronomia , per sempre.