“L’ipotesi fatta dai ricercatori, relativa all’utilizzo di questo test per forme tumorali per le quali oggi non esiste un test di screening adeguato (ovaio, fegato, stomaco, pancreas, esofago), è molto interessante, ma dovrà necessariamente essere prima valutata in futuri studi appositamente disegnati”. Così Stefania Gori, presidente dell’Aiom (Associazione italiana oncologia medica), commenta all’AdnKronos Salute la notizia pubblicata oggi su ‘Science’.
“Con il test – ricorda – si può analizzare con un semplice prelievo di sangue il Dna circolante proveniente da cellule tumorali e alcune proteine prodotte dal tumore (biomarcatori proteici, come ad esempio: CA-125, CEA, CA-19-9, eccetera), mettendo in evidenza eventuali mutazioni nel Dna, oppure un aumento dei valori dei biomarcatori proteici”. Il test, eseguito in oltre 1.000 pazienti con tumori non metastatici dell’ovaio, del fegato, dello stomaco, del pancreas, dell’esofago, del colon-retto, del polmone e della mammella, è risultato positivo nel 70% dei casi.
“E’ stato in particolare riportato un test positivo nel 98% dei pazienti con tumore all’ovaio e al fegato, e nel 70% circa dei pazienti con tumore allo stomaco, pancreas ed esofago, mentre è risultato negativo nel 99% dei soggetti sani (senza tumore)”. Prima di poter parlare di un uso esteso dell’esame, però, secondo l’esperta saranno necessari ulteriori approfondimenti.