Ecco i vulcani più pericolosi da tenere d’occhio in questo inizio del 2018 [GALLERY]

Kilauea, Hawaii
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La maggior parte dell’attività vulcanica osservata in questo inizio del 2018 si verifica lungo l’Anello di Fuoco dell’Oceano Pacifico, dove si incontrano diverse placche tettoniche che provocano terremoti e una catena di ciò che i geologi chiamano vulcani di zona di subduzione. Alte eruzioni si verificano presso vulcani all’interno di zone continentali come Ol Doinyo Lengai in Tanzania o su isole oceaniche, come le Hawaii. Altri si verificano anche nei fondali marini, con alcuni dei vulcani sommersi più attivi che si trovano nell’arco insulare Tonga-Kermadec nel Pacifico sud-orientale.

In tutto il mondo oggi circa 800 milioni di persone vivono entro 100 km da vulcani attivi e 29 milioni entro 10 km. La “minaccia vulcanica”, una misura che combina il livello di pericolo e il numero di persone esposte, è di gran lunga più alta in Indonesia, seguita da Filippine, Giappone, Messico ed Etiopia. Questi 5 Paesi costituiscono oltre il 90% della minaccia vulcanica globale. Tuttavia, in proporzione alla popolazione, la minaccia vulcanica è più alta sulle piccole isole come Montserrat, nel Mar dei Caraibi, che è interamente vulcanica.

Quali sono gli altri vulcani da tenere sotto osservazione in questo inizio del 2018?

Alcuni vulcani che attualmente mostrano segni di attività, potrebbero semplicemente calmarsi senza alcuna eruzione, mentre altri potrebbero entrare in una fase di eruzione, creando la necessità di osservazioni e monitoraggi attenti. Ecco una lista:

  • Il monte Agung, a Bali, in Indonesia, che ha già eruttato alla fine di dicembre e anche nelle prime settimane di gennaio.
  • Kirishima, uno dei vulcani giapponesi meno conosciuti ma più attivi, è un gruppo di diversi coni vulcanici con eruzioni registrate saltuariamente dal 742. L’eruzione di uno di questi coni, Shinmoedake, nel 2011 è stata la più grande a Kirishima in oltre 50 anni.
  • Il Merapi è uno dei vulcani più pericolosi dell’Indonesia a causa delle sue frequenti eruzioni e delle sue pendici densamente popolate. Con un bilancio delle vittime di quasi 400 persone, l’eruzione del 2010 è finora la più letale del XXI secolo.
  • Öræfajökull è un vulcano coperto di ghiaccio che ha eruttato due volte dal primo insediamento in Islanda, incluse l’eruzione esplosiva più grande di sempre del Paese nel 1362 e un’altra nel 1727-28. In entrambi i casi le eruzioni sono state seguite da enormi e letali inondazioni, a causa dell’acqua di fusione proveniente dai laghi subglaciali sulla montagna che è stata immediatamente rilasciata. Sembra che Öræfajökull si stia risvegliando: da agosto 2017 si registrano piccoli tremori sismici all’interno del vulcano e a novembre è apparsa una depressione sulla superficie del ghiaccio del cratere principale – un fenomeno che di solito è provocato dallo scioglimento del ghiaccio sotto la superficie a causa del calore in aumento.
  • Popocatépetl si trova 70 km a sud-est di Città del Messico ed è il vulcano più attivo del Paese. Il vulcano erutta ad intermittenza dal 2005 con lava, esplosioni, nubi di cenere fino a pochi chilometri di altezza e una sottile caduta di cenere sulle aree circostanti.
  • Il vulcano Villarica, in Cile, è coperto di neve ed è uno dei pochi vulcani al mondo ad avere un lago di lava attivo. Dalla metà di novembre si registra un graduale aumento nell’attività sismica e nell’attività del lago di lava, che producono fontane di lava alte fino a 150 metri.
  • Il vulcano Kilauea sulla Grande Isola delle Hawaii ha rilasciato lava basaltica ininterrottamente per 35 anni e non c’è alcun motivo per pensare che questa eruzione si fermi presto. Il vulcano continua ad eruttare e produce flussi di lava che occasionalmente arrivano nell’oceano.

Un risveglio vulcanico può avvenire anche per alcuni vulcani inattivi, come Hekla in Islanda che, sulla base dei decenni di quiescenza registrati in passato, seguiti da improvvise ed enormi eruzioni, potrebbe svegliarsi con poco preavviso.

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