Non puo’ essere l’agricoltura a pagare il conto della Brexit. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare le ipotesi della Commissione Ue sul primo bilancio pluriennale dopo l’uscita della Gran Bretagna, nell’incontro con il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani il quale si è schierato contro i tagli ai fondi per l’agricoltura che necessita invece di strumenti per la modernizzazione e l’occupazione. Indebolire l’agricoltura che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione significa minare – ha sottolineato Moncalvo – le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Le ipotesi di taglio dei fondi destinati all’agricoltura (Pac) nel bilancio per l’Unione Europea – ha continuato Moncalvo – sono insostenibili per le imprese e per i cittadini europei che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute, secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea. Garantire un equo tenore di vita per gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – è un’esigenza fondamentale per la maggioranza dei cittadini (88%) che sottolineano come agli agricoltori ricevano solo una piccola quota del prezzo finale al consumo dei prodotti alimentari (97%). “Un indirizzo importante nelle scelte per il futuro della Politica Agricola Comune (Pac) dove occorre pero’ cambiare rafforzando tutte le misure che escludono la “rendita” e premiando chi vive di agricoltura per puntare su un’assegnazione degli aiuti che consideri anche il contributo alla sostenibilità sociale e quindi all’occupazione, da parte delle imprese agricole” ha aggiunto il presidente della Coldiretti nel sottolineare l’esigenza di “valorizzare la distintività delle produzioni di cui la tracciabilità dell’origine e l’etichettatura sono i principali strumenti per recuperare valore sul mercato”.
Coldiretti: l’agricoltura non paghi il conto della Brexit
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