“L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce chiaramente uno dei compiti prioritari e principali della nostra Repubblica: rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Ricordarlo oggi, in occasione della Giornata internazionale per le donne e per le ragazze nella scienza, è più che mai importante: dobbiamo impegnarci affinché ogni nostra giovane possa scegliere liberamente quale strada intraprendere nel futuro, quali discipline studiare, quali sogni e quali inclinazioni coltivare. Senza condizionamenti, superando stereotipi e gap di genere che permangono ancora oggi nella nostra società“: lo ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, in occasione della Giornata internazionale per le donne e per le ragazze nella scienza, istituita dalle Nazioni Unite promuovere la parità di accesso e partecipazione nella scienza. “Negli ultimi anni abbiamo fatto importanti passi in tal senso. In questa legislatura abbiamo rimosso molti ostacoli per promuovere concretamente un Paese a misura di donne e di uomini. Dobbiamo proseguire in questa direzione, non solo perché è giusto e doveroso nei confronti delle nostre bambine, ragazze e donne, ma perché un Paese che non sa valorizzare la ricchezza di una consistente parte del suo capitale umano è un Paese che procede claudicante nel domani. E noi, invece, vogliamo per l’Italia un futuro di pari opportunità, uguaglianza e crescita per tutte e tutti“. “Come ha detto giustamente Fabiola Gianotti, una straordinaria donna alla guida del CERN di Ginevra, la scienza e la ricerca scientifica non hanno soltanto un importante valore economico: ne hanno uno, altrettanto importante, sociale. Possono essere ‘la colla di un mondo fratturato’, in cui continuano a esistere divari tra donne e uomini. Come Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca siamo da tempo impegnati per educare le nuove generazioni, a partire dalla scuola e via via lungo tutta la filiera del sapere, al rispetto delle diversità e alle pari opportunità. L’educazione è l’unico antidoto al permanere e al nascere di stereotipi, che condizionano i rapporti sociali e impediscono alle ragazze, per esempio, di scegliere corsi di studio che erroneamente vengono ritenuti non adatti a loro. L’anno scorso, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità di Palazzo Chigi, abbiamo lanciato il ‘Mese delle STEM’, per avvicinare le bambine e le ragazze che frequentano i nostri istituti alle cosiddette discipline STEM, le discipline scientifiche e tecniche. Un’iniziativa che riproporremo anche quest’anno: è indispensabile non solo per promuovere una conoscenza scevra da condizionamenti e stereotipi, ma anche per dare fiducia alle nostre giovani, per dire loro: ‘non fatevi spaventare, non c’è niente che non potete fare. Dovete solo impegnarvi per riuscire nei vostri scopi’. All’interno del Piano Nazionale Scuola Digitale abbiamo previsto, inoltre, una misura dedicata, ‘Girls in Tech & Science’, per stimolare le studentesse italiane in tal senso e favorire l’incontro con il mondo del digitale. Si tratta di importanti iniziative che consolidano l’ordinario intervento educativo della nostra scuola, orientato al superamento di questo divario“. “Importanti azioni in questa direzione sono state compiute anche nell’ambito universitario e in quello della ricerca. Abbiamo dato agli atenei 3 milioni di euro per incentivare le iscrizioni ai corsi di laurea di ambito scientifico, con specifici incentivi a favore delle studentesse. Grazie ai fondi ricevuti, le università potranno prevedere l’esonero parziale o totale dalle tasse, potranno erogare contributi aggiuntivi o altre forme di sostegno agli studi: riceveranno una quota maggiore di risorse (il 20% in più) per le iscrizioni delle studentesse rispetto a quelle degli studenti in modo da stimolare l’interesse delle ragazze per questi corsi. E appena qualche giorno fa abbiamo inviato all’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, una lettera in cui abbiamo espresso la necessità che i dati per la valutazione della ricerca, ovunque disponibili, siano raccolti e resi in forma disaggregata per sesso, in maniera tale da consentire un’analisi di genere, con la richiesta di una proposta metodologica che consenta di produrre informazioni sul tipo di ostacoli che eventualmente prevengano l’integrazione paritaria di studiosi e studiose e il raggiungimento della medesima produttività scientifica. La parità di genere deve essere un obiettivo verso il quale tendiamo concretamente, mettendo in campo interventi e studi precisi, non deve essere soltanto un’enunciazione di volontà astratte“. “E tra le azioni concrete che come Governo abbiamo voluto e portato a buon fine, c’è sicuramente anche l’introduzione nell’ultima Legge di bilancio di una misura che prevede per le ricercatrici a tempo determinato, a partire dal 2018, l’istituto della sospensione della durata massima dei contratti a termine durante il periodo di astensione obbligatoria di maternità, prorogando il termine di scadenza per un periodo pari a quello dell’astensione obbligatoria. È un atto di giustizia sociale e di civiltà. Vogliamo garantire a ogni donna la possibilità di scegliere liberamente quando e se diventare madre, senza mettere da parte in alcun modo le proprie aspirazioni professionali. Perché quando una donna, una ragazza, una bambina rinunciano a un sogno, a un’ambizione, a un interesse, soltanto perché qualcuno dice loro che non lo possono fare, non danneggiamo soltanto loro. Priviamo l’Italia di un enorme potenziale. E non possiamo permettercelo“.