Salute, crollo nascite e infertilità: a 40 anni la probabilità di gravidanza scende al 5%

MeteoWeb

Secondo quanto rilevato dall’Istat nel suo bilancio demografico 2017 si è toccato un nuovo minimo storico per le nascite, che hanno raggiunto il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati. “Alla base – spiega il Professor Luca Mencaglia, Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia e Direttore Unità Operativa Complessa Centro PMA USL sud-est Toscana – vi sono soprattutto problemi sociali, come la carriera o il bisogno di indipendenza, o magari economici, e quindi la donna tende a ritardare la data del primo concepimento. Si tratta di un problema gravissimo, perché sappiamo che già a 30 anni il patrimonio follicolare di una donna è ridotto di oltre il 50%; a 35 anni rimane solo il 20%; a 40 si riduce al 5%.”

Le cause più frequenti di infertilità sono divise al 50% tra il maschio e la femmina. Per quanto riguarda il primo, nella maggior parte delle volte la scarsa fertilità è una cosa congenita. Si nasce quindi con un’alterazione che porta ad una minor produzione di spermatozoi. Il 10% dell’infertilità maschile sono causate da testicolo ritenuto, vale a dire quando questo non scende dopo la nascita e rimane nell’addome. Poi ci sono una serie di concause, come stress, inquinamento e fumo, che possono essere cause dirette o secondarie.

Nelle donne la maggior parte dei problemi è legata all’età. Nell’80% dei casi osservati di infertilità, è l’età a rendere complicata la fertilità. Generalmente dopo i 38 anni il rischio aumenta esponenzialmente. Ultime ricerche hanno stabilito che la data della prima gravidanza si è spostata, dal 1970 ad oggi, dai 22 ai 36 anni.“Questo ha anche conseguenze – aggiunge il Prof. Mencaglia – sul tasso di rimpiazzo della nostra generazione. Noi per sostituire la nostra generazione ogni donna dovrebbe avere due figli (esattamente 2,1). In questo momento in Italia, invece, siamo a 1,3. Questo significa che nel 2050 avremo l’86% di popolazione oltre 80enne, e quindi non attiva da un punto di vista lavorativo. Con conseguenze pericolose anche sul nostro welfare. L’ingresso degli immigrati non cambia molto la situazione: all’inizio vengono con abitudini diverse, con un tasso di gravidanza più alto, ma dopo due anni si adeguano ai nostri tassi perché riscontrano le stesse difficoltà, se non addirittura maggiori”.

Condividi