Un intervento chirurgico tradizionale a ”cielo aperto” sull’addome per procedere all’asportazione di organi con patologia tumorale: la paziente è in sedazione cosciente, è sveglia, e i medici parlano con lei. Per la prima volta le equipe di due unità operative, anestesia e urologia dall’ospedale di Portogruaro, tenuto conto delle caratteristiche cliniche e delle necessità di sottoporre una paziente a un impegnativo intervento chirurgico per asportazione di patologia tumorale che aveva coinvolto più organi, hanno modificato la consueta tecnica chirurgica e anestesiologica portando in sala operatoria una signora con la sola sedazione cosciente.
“In presenza di interventi importanti, che hanno grosse ripercussioni sull’organismo del paziente, si esegue di prassi la sedazione generale – osserva direttore dell’anestesia, il dottor Fabio Toffoletto – tuttavia in questo caso l’abbiamo cambiata per effettuare un’anestesia regionale perché produce benefici non trascurabili, riscontrati sul paziente già all’uscita dalla sala operatoria”.
Con tale sedazione, indicata particolarmente per chi non è in non buone condizioni fisiche, il paziente rimane sveglio durante tutto l’intervento. Fondamentale, per la buona riuscita, è la perfetta integrazione tra le equipe di anestesia e di chirurgia, proprio come avvenuto in questi giorni su una paziente di 75 anni a cui si è reso necessario l’asportazione di vescica e utero e la creazione di un condotto urinario mediante l’utilizzo di un segmento intestinale.
“Il chirurgo svolge il suo lavoro e le perdite di sangue sono ridotte – continua il dottor Toffoletto – la paziente nonostante l’addome aperto parlava con l’equipe di sala e poi è rientrata in reparto senza riportate le conseguenze tipiche dell’anestesia generale, come nausea, vomito, dolore, intontimento e disorientamento come avviene in particolare negli anziani. Questa tecnica veniva utilizzata per necessità agli inizi del ‘900, successivamente è stata ripresa e aggiornata con risultati che allo stato attuale sono eccezionali”. “L’intervento si è protratto per circa 4 ore, durante le quali la paziente era sveglia e parlava col personale di sala operatoria – aggiunge il direttore dell’Urologia, Michele Amenta – . Dal punto di vista umano è stata un’esperienza importante, in quanto gli specialisti si sono adoperati per interloquire con la donna, cercando di farla sentire a proprio agio sul tavolo operatorio. Al termine dell’intervento la signora ha avuto un recupero veloce, tanto che già dopo qualche ora leggeva il giornale in serenità, così come la dimissione dall’ospedale è avvenuta in tempi brevi”.