Numerose sono le leggende aventi San Valentino per protagonista. La più conosciuta è quella dell’ amore sublime che riguarda Sabino e Serapia. Parliamo di una leggenda rinata nel 900, grazie al ritrovamento a Pentima, vicino Terni, di un sarcofago contenente gli scheletri dei due giovani. Si narra che Serapia abitasse in una piazza di Terni, l’attuale piazza Clai e che, un giorno, venne notata da un certo Sabino che, dopo averla osservata più volte, se ne innamorò e la chiese in sposa. I parenti di lei erano contrari alla loro unione, dal momento che Sabino era pagano e Serapia cristiana. Fu allora che la giovane suggerì al suo innamorato di recarsi dal Vescovo, farsi istruire bene e battezzare… cosa che Sabino, per amore di lei, fece di buon grado. Ma ben presto si scoprì che Serapia era affetta da una forma di tisi molto grave.
Fu allora che il Santo Vescovo venne chiamato al capezzale della moribonda, mentre Sabino lo supplicava di impedire la morte della sua amata. Valentino battezzò Sabino e unì i due giovani in matrimonio. Nell’atto di sollevare le mani per la benefizione, un sonno beatificante avvolse quei due cuori per l’eternità. Se questa è la leggenda più famosa, ve ne sono altre altrettanto interessanti. Tra queste, quella della rosa della conciliazione. Si narra che Valentino, un giorno, ascoltò due giovani fidanzati discutere e, andando loro incontro col volto sereno e sorridente, teneva in mano una rosa che riuscì a calmarli tanto che la coppia tornò da lui per ricevere la benedizione per il matrimonio mentre molti altri, venuti a conoscenza dell’accaduto, invocarono la suaa benedizione sulle famiglie appena nate. San Valentino permetteva a tutti i bambini di giocare liberamente nel giardino che egli coltivava con amore, affacciandosi ogni tanto dalla sua cappella per sorvegliarli.
Ogni sera, poi, scendeva e li benediceva tutti, dando ad ognuno un fiore da portare alle loro mamme, assicurandosi che tornassero presto a casa, inculcando, con quel gesto, l’amore ed il rispetto per i genitori. Il buon vescovo Valentino, dunque, permetteva ai bimbi di giocare nel suo giardino. Un giorno, però, dei soldati lo fecero prigioniero. Il Signore, allora, fece fuggire dalla casa del custode due piccioni viaggiatori che il Vescovo teneva nel suo giardino. Essi si posarono sulle sbarre della finestra dove il Santo era incarcerato. Valentino li riconobbe: avevano al collo, rispettivamente, un sacchetto a forma di cuore con dentro un biglietto e una chiavetta. Quando i due piccioni fecero ritorno, furono accolti con grande gioia. Le persone si accorsero di quello che portavano e riconobbero la chiavetta: quella del giardino di Valentino. I bimbi e i loro familiari si trovavano fuori dal giardino quando il custode lesse il contenuto del bigliettino: “A tutti i bambini che amo…dal vostro Valentino”.