“Il lancio di Falcon Heavy di SpaceX ha fatto impressione, non solo per la potenza del vettore, ma anche per la curiosa volontà di Elon Musk di proiettare la sua prima Tesla nello spazio, in un’orbita eliocentrica. Quanto accaduto – spiega Ettore Perozzi su Global Science – non è molto differente a quanto accade in una qualsiasi altra missione interplanetaria che comunque abbandona nello spazio il terzo/quarto stadio“.
“È vero che la traiettoria è diversa da quella che SpaceX aveva inizialmente previsto, cioè un’ellisse che si spingeva poco oltre l’orbita Marte (escludendo comunque qualsiasi incontro con quel pianeta) ma di nuovo dal punto di vista del rischio non cambia nulla e sembra più un’operazione di merchandising: Elon Musk stesso ha spiegato su twitter che l”errore” manderà la Tesla ancora più in là, il che significa dire che il loro razzo è più potente di quello che pensavano.“
“Al JPL (Johnson Propulsion Laboratory) della NASA hanno fatto i conti di quando la Tesla potrebbe rincontrare la Terra. Stimano il 2073 e poi il 2206. Non va considerata questa previsione troppo affidabile per via delle incertezze associate a ogni orbita.
La cosa interessante, soprattutto per quanto riguarda le attività dell’Agenzia Spaziale Italiana, è che l’orbita della Tesla è paragonabile a quella di un NEO (Near-Earth Object) e come tale se dovesse in futuro tornare dalle parti della Terra è abbastanza grande da venire avvistata dalle Survey Telescopiche di nuova generazione del cui sviluppo l’ASI ha la leadership nell’ambito del segmento NEO del programma SSA (Space Situational Awareness) dell’ESA.
La cosa divertente è che anche nell’ipotesi peggiore (probabilità infimissima) di una traiettoria di collisione con la Terra bisognerebbe chiedere a Elon Musk se sul Falcon ci ha messo una Tesla perfettamente funzionante (quindi con motore, batterie etc) oppure solo la carrozzeria, che dal punto di vista della sopravvivenza all’attrito con l’atmosfera e conseguente frammentazione fa una certa differenza.”