Tumori: le terapie oncologiche causano infarto e morte in 1 paziente su 3

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Nel caso di tumori, la parte più pesante da sopportate è talvolta la terapia oncologica. Dati allarmanti emergono da un recente studio: un paziente su tre muore non di cancro ma a causa delle terapie oncologiche. La ricerca ha osservato le cause di decesso in 1807 pazienti sopravvissuti al cancro, basato su un follow-up di 7 anni, in seguito al quale si è evidenziato che il 33% muore per disturbi cardiaci e il 51% per la malattia per la quale era realmente un cura, cioè di tumore.

“Si tratta di un fenomeno ancora molto sottovalutato”, ribadiscono gli esperti, che tuttavia sottolineano come la collaborazione tra oncologi e cardiologi abbia portato a grandi progressi in questo campo negli ultimi dieci anni. E l’Italia -ricordano- fa scuola nel mondo, come dimostrano anche i risultati di un lavoro di cui si parlerà a Napoli dal 21 al 23 febbraio nel corso di due Congressi internazionali, il primo all’Istituto nazionale tumori Irccs ‘Fondazione G. Pascale’ dal titolo ‘Pathophysiology and Management of Cardivascular Complications in Oncology’ e il secondo all’Hotel Royal col tema ‘From Research to Clinical Practice’.

Gli appuntamenti sono realizzati in partnership con il Dipartimento di Cardiologia dell’Md Anderson Cancer center di Houston, Università del Texas, e la Divisione di Cardioncologia del Vanderbilt Heart Medical Center di Nashville. “Spesso -sottolinea Nicola Maurea, direttore della Struttura complessa di Cardiologia del Pascale- mentre si è tutti concentrati a eliminare il cancro, questi problemi non sono purtroppo riconosciuti, o non vengono adeguatamente trattati. E’ fondamentale che il cardiologo che prende in cura il paziente sia continuamente aggiornato sui farmaci oncologici utilizzati e sulle loro interazioni con i farmaci cardiologici con cui trattare il paziente”.

“Inoltre -sottolineano gli esperti del Pascale- le tecniche ecocardiografiche maggiormente diffuse oggi negli ospedali e sul territorio non sempre sono sufficienti a diagnosticare precocemente il danno cardiaco, laddove invece il paziente dovrebbe essere seguito dal team cardio oncologico durante il corso della malattia e, se ha assunto determinati farmaci, anche per anni dopo la fine della chemioterapia”.

Una regola che dovrebbe entrare a buon diritto nel decalogo della prevenzione cardioncologica ideale, che verrà presentato ai due convegni: “Dieci semplici raccomandazioni che incrementano le possibilità di successo della cura – spiegano dal Pascale – e al tempo stesso sono ‘salvasalute’ perché consentono di ridurre le recidive e gli effetti avversi delle terapie, permettendo ai tanti che sconfiggono il tumore di rimanere sani e forti”.

Tra le raccomandazioni da seguire gli specialisti del Pascale ricordano l’importanza di una corretta alimentazione “fondamentale per contrastare gli effetti cardiotossici di chemioterapia e cure biologiche” e l’attività fisica, “talmente efficace da poter essere considerata una vera e propria cura, al pari di chemio e ormonoterapia, oltre che essere preventiva sullo sviluppo di tumori”. A tal riguardo, durante il congresso saranno evidenziati gli effetti preventivi del training ad alta intensità nelle donne a rischio elevato di cancro al seno.

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