Siamo in Abruzzo, in provincia di Teramo, più esattamente nel comune di Torricella Sicula. E’ qui che sorge Valle Piola, uno dei più suggestivi borghi fantasma della regione. Parliamo di un borgo abbandonato, costituito da un agglomerato di case, una chiesa e un mulino, nel parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, sito a più di 1000 metri d’altitufine sul monte Farina. Il primo esodo risale al 1152, dopo un violento terremoto che causò molte vittime. Nel 1950, molte famiglie, richiamate dalle attrattive offerte dalla città, iniziarono a lasciare il paese sino al 1977 quando l’ultimo nucleo familiare abbandonò il borgo, lasciandolo alle sue sorti.
A caratterizzare Valle Piola sono i gafii, i tipici balconi coperti, con struttura portante in legno, risalenti al periodo longobardo, testimonianza dl passaggio delle popolazioni germaniche in questa zona. Il borgo, per la forma ad U del territorio in cui è inserito, si prestava bene a nascondere nemici dello stato e briganti, divenendo il nascondiglio di Carmine Santini, “il giacobino senza pace”, scannato, in una forra, dagli uomini del brigante Sciabolone; e Melchiorre Delfico, filosofo, economista e poltiico italiano dell’800 che si nascose in una grotta del borgo per mesi a causa della censura dei suoi scritti faziosi, cibandosi solo di erbe.
Valle Piola, utilizzato come set di film e documentari oltre che di un cortometraggio di successo, “Una storia di lupi” con la partecipazione di Franco Nero, merita assolutamente una visita per una pausa fuori dal tempo, in un borgo dove la vegetazione si sta riappropriando delle costruzioni, dove i muri in pietra hanno iniziato a cedere e la chiesa presenta affreschi scrostati e santi, sul soffitto, sbiaditi che mostrano il loro fondo in calce. Qui l’orologio pare essersi fermato mentre un tempo, i suoi abitanti, vivevano dei suoi prodotti, producendo formaggio, legumi, patate e tanto grano, macinato nei mulini.