L’Accordo di Parigi sul clima mira a stabilizzare le temperature globali limitando il riscaldamento ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e a continuare a limitarlo ulteriormente fino a 1.5°C. Per quantificare cosa significherebbe per le popolazioni che vivono in aree costiere, un gruppo di ricercatori ha utilizzato una rete globale di idrometri e un quadro di proiezione locale del livello del mare per analizzare le differenze nella frequenza delle mareggiate e di altri eventi estremi legati al livello del mare in 3 diversi scenari: aumenti delle temperature di 1.5, 2 e 2.5°C.
I ricercatori hanno concluso che entro il 2150, l’apparente piccola differenza tra un aumento di 1.5°C e un aumento di 2°C significherebbe la permanente inondazione di terre che attualmente ospitano circa 5 milioni di persone, inclusi 60.000 che vivono in piccole nazioni insulari. Nel complesso, i ricercatori hanno previsto che entro la fine del secolo, un aumento di 1.5°C potrebbe far aumentare il livello globale medio del mare di circa 48 cm, mentre 2°C in più aumenterebbero tale livello a 56 cm e 2.5°C in più significherebbero 58 cm in più.
I ricercatori hanno scoperto che le temperature più alte renderanno gli eventi estremi legati al livello del mare molto più comuni. Per esempio, nello scenario di 1.5°C, entro la fine del XXI secolo, si prevede che la città di New York subisca un’inondazione simile all’evento dell’uragano Sandy ogni 5 anni. In questo modo, in molte aree costiere la vita delle persone e le proprietà saranno minacciate. Entro la fine del secolo, le inondazioni costiere potrebbero essere tra gli impatti più costosi del cambiamento climatico.
Anche se le temperature globali verranno stabilizzate, si prevede che i livelli dei mari continueranno ad aumentare per secoli, a causa del diossido di carbonio che rimane nell’atmosfera per lungo tempo.