Salute, 10mila italiani con asma grave: terapie su misura la controllano

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Il 6% della popolazione italiana soffre di asma. Un problema che nel nostro Paese affligge circa 3 milioni di persone, di cui 10 mila colpite in forma grave. Dalle nuove frontiere della ricerca arrivano cure sempre più personalizzate, sulle quali si è fatto il punto oggi a Milano durante un simposio promosso da Gsk nell’ambito del XVI Forum internazionale di pneumologia.

Fra gli argomenti al centro dei lavori i risultati dello studio ‘Salford’ sulla combinazione fluticasone furoato-vilanterolo, che secondo gli esperti ha fornito interessanti conoscenze relative alla gestione dell’asma nella vita vera delle persone. Lo studio Salford prende il nome dalla città inglese che, insieme a Manchester, è stata protagonista della ricerca, e rispetto ai tradizionali studi clinici ha permesso di includere un campione di popolazione molto più ampio e di valutare efficacia e sicurezza della terapia in un contesto quanto più possibile vicino alla realtà.

A raccontarne i risultati è stato David Leather, Global Medical Expert di Gsk nonché ‘papà’ del Salford. Attraverso i database dei medici di famiglia della città britannica, sono stati individuati tutti i pazienti in cura per l’asma, arruolati dai ricercatori, ma per proseguire nella terapia già prescritta dal proprio dottore. In pratica, tutti hanno continuato ad andare a ritirare i farmaci nella propria farmacia e ad assumerli secondo prescrizione, con tutti i ‘bias’ che si possono riscontrare nella vita reale.

In particolare la mancata aderenza al trattamento in termini di assunzione saltuaria, solo al bisogno o comunque non regolare. I pazienti sono stati poi valutati a un anno di distanza, rispetto al gruppo al quale era stata prescritto il mix fluticasone furoato-vilanterolo. “L’analisi – spiega Leather – ha dimostrato che, oltre al miglior controllo della malattia, i pazienti con questa combinazione hanno ottenuto un punteggio più elevato anche nell’analisi della qualità di vita (misurata con il Questionario Aqlq), e un minore impatto sulla loro capacità lavorativa e di partecipazione alle normali attività della vita quotidiana”.

Contro l’asma grave, risultati importanti vengono riferiti dagli specialisti anche grazie a un’altra arma a disposizione: un farmaco biologico, l’anticorpo monoclonale umanizzato mepolizumab che ha dimostrato un miglioramento in termini di diminuzione della riacutizzazione della patologia.

A un anno dalla sua introduzione “il mepolizumab ha confermato nella vita reale quanto aveva già dimostrato negli studi clinici – sottolinea Claudio Micheletto, direttore della Pneumologia dell’ospedale di Legnago (Verona) – I pazienti che negli ultimi 3 anni avevano fatto registrare fino a 70 ricoveri ospedalieri e avevano dovuto circoscrivere la propria vita all’interno delle mura di casa, sono riusciti addirittura a tornare al lavoro. Tutto questo grazie proprio a una terapia personalizzata, costante e non saltuaria”.

La sfida degli esperti, infatti, è anche quella di abituare i pazienti a curarsi con regolarità, anziché a periodi: “Qualsiasi forma d’asma va curata costantemente; con meno farmaci nei casi più lievi, con più farmaci per quelli più gravi, avendo cura di evitare che si possa passare da una forma lieve a una grave”. Micheletto cita infine in anteprima anche i risultati dello studio ‘Osmo’, presentato ieri all’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology (Aaaai) e World Allergy Organization (Wao) Joint Congress di Orlando. Lo studio ha mostrato che i pazienti asmatici gravi incontrollati nonostante la terapia con omalizumab (l’altro anticorpo monoclonale oggi disponibile), ed eleggibili al trattamento con mepolizumab, quando sono passati a quest’ultimo hanno migliorato il controllo della propria asma.

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