Spazio ai detriti: nuovi programmi per salvaguardare l’ambiente terrestre e orbitale, da Envisat al Palazzo Celeste

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Il problema dei rifiuti spaziali sta avendo sempre più risonanza nelle agende delle agenzie spaziali di tutto il mondo. A livello europeo, l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), sta attuando una pianificazione a lungo termine per diminuire il numero di detriti nello spazio, con lo sviluppo del progetto e-Deorbit.

La missione – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – fa parte dell’iniziativa Clean Space, che ha l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente terrestre e orbitale eliminando dal trattamento dei materiali in uso nel settore spaziale le sostanze nocive e rimpiazzandole con versioni ecologiche che garantiscono le stesse performance. Si tratta di un ambizioso programma che prevede l’utilizzo di un veicolo spaziale – operante da 800 fino a 1000 chilometri di altezza – in grado di catturare satelliti in disuso per poi farli precipitare in modo controllato e in tutta sicurezza nell’atmosfera.

Un piano che l’ESA ha in intenzione di attuare per recuperare Envisat (Enviroment Satellite), il satellite per lo studio dell’ambiente che l’8 aprile 2012 ha interrotto improvvisamente i contatti con la base di controllo, concludendo di fatto la sua missione. Le soluzioni per la cattura dei rifiuti spaziali individuate dall’ESA sono due: un braccio meccanico o una rete, che però implicherebbe un rientro in atmosfera più complesso.

Ma Envisat non è l’unico ‘peso massimo’ ad orbitare nello spazio senza inviare più segnali a Terra. Negli ultimi mesi, infatti, particolare attenzione è stata incentrata su Tiangong-1, il ‘Palazzo Celeste’, la prima stazione spaziale cinese lanciata 7 anni fa e che a breve rientrerà nell’atmosfera. È un rientro senza controllo ma altamente monitorato: diversi sensori di osservazione terrestri stanno seguendo la stazione nel suo percorso orbitale, per registrare la sua posizione ed il tasso di decadimento.

L’altezza orbitale del ‘Palazzo Celeste’ – a metà gennaio 2018 – si aggirava intorno ai 270 km di quota. Le analisi dei dati di rientro forniscono attualmente una finestra temporale che si apre il 28 marzo e si chiude il 4 aprile 2018. Questa finestra di rientro tenderà, con il passare dei giorni, a ridursi e solo nelle ultimissime fasi si potrà definire meglio la data e le parti del globo terrestre coinvolte.

Anche l’Italia è coinvolta in questo servizio di monitoraggio attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI); il compito dell’ASI è quello di monitorare attraverso gli asset disponibili (radar e telescopi) il decadimento della stazione e per far questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale “Giuseppe Colombo” di Matera. Lanciata il 29 settembre del 2011, la Tiangong-1 è stata abitata per brevi periodi da due equipaggi tra il 2012 ed il 2013. Il 15 settembre 2016 è stata lanciata la Tiangong 2 , che è anadata a sostituire la precedente, ormai dismessa.

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