Domani il World Wildlife Day 2018, WWF: felini in pericolo, i predatori siamo noi

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Sabato 3 marzo l’ONU celebra la Giornata mondiale della fauna selvatica, di cui il WWF è partner internazionale, e l’emergenza lanciata per questa edizione è la conservazione dei grandi felini. Tigri, leoni, linci, giaguari, leopardi delle nevi, gatti selvatici: sono circa 40 le specie di felini che popolano quasi tutti i continenti, ma alcuni più di altri sono gravemente in pericolo. Questi animali sono più di un semplice “bel musetto”: sono predatori al vertice delle catene alimentari e salvarli significa proteggere un’intera e complessa rete vitale. Per spiegare come la tutela dei grandi felini possa allo stesso tempo garantire risorse essenziali per le persone che ne condividono il territorio, un esempio vale per tutti: l’habitat del leopardo delle nevi, un felino asiatico abituato agli ambienti estremi dell’Asia, è lo stesso da cui nascono i 7 più grandi fiumi asiatici che garantiscono la sussistenza di oltre 3 miliardi di persone. La sua salvezza è strettamente legata anche alla conservazione di quei territori estremi. Stesso valore ‘natura’ anche per la tigre, del tutto sconosciuto: come benefici alle comunità locali, sicurezza idrica e molto altro, una sola tigre in India è ‘responsabile’ di un benefit di oltre 103 milioni di dollari nei suoi primi 10 anni di vita, che includono anche introiti dei parchi per ingressi, alloggio, tasse e servizi. Una tigre può “impiegare” in modo efficace oltre 3.000 persone locali calcolando gli operatori coinvolti nel turismo sostenibile. Il WWF ha scelto questa specie come simbolo del rischio felini soprattutto legato all’impatto dei cambiamenti climatici.

Le minacce per i grandi felini sono distribuite sul pianeta a ‘macchia di leopardo’: la distruzione degli habitat, il conflitto tra popolazioni e animali selvatici e il bracconaggio stanno provocando veri e propri crolli di intere popolazioni di queste meravigliose creature e spesso il pericolo  si presenta in modo  impensabile. Il WWF ha elencato 7 situazioni (di cui 2 in Italia) più gravi su cui è urgentissimo intervenire.

Uccisi per vendetta, leopardi delle nevi in pericolo. Oltre ai cambiamenti climatici, che stanno riducendo l’habitat di questo grande felino asiatico, molti allevatori si vendicano della perdita del loro bestiame uccidendo centinaia di esemplari di leopardo (Panthera uncia). Oggi presente con poco più di 2.500 adulti riproduttivi in 12 paesi diversi dell’Asia centrale e meridionale, il leopardo delle nevi ha visto sempre più ridotti i suoi spazi vitali, a causa dell’espansione della popolazione umana e del bestiame, oltre a nuovi insediamenti, strade e miniere, un circolo vizioso in cui diminuiscono le prede naturali e il leopardo diventa il capro espiatorio per le popolazioni locali che vedono colpiti i propri allevamenti. I cambiamenti climatici acerbano tutto questo: la specie infatti vive nei territori marginali dei ghiacciai e lo studio del comportamento ha rilevato come i leopardi siano particolarmente sensibili ai mutamenti repentini sul territorio, un vero proprio ‘termometro’ vivente delle aree estreme in rapido cambiamento per effetto del clima.

Non solo armi da fuoco, in Asia ne uccidono di più i cavi delle bici. 

Fili e cavi come quelli usati nelle biciclette vengono nascosti tra il fogliame sotto forma di lacci mortali: è questa una piaga che sta dilagando in Asia e che colpisce in particolare i grandi felini. Nelle pianure orientali della Cambogia la media è di 4 trappole per km quadrato. Uno dei patrimoni mondiali UNESCO, “La foresta pluviale tropicale di Sumatra”, conserva ancora una preziosa concentrazione di specie, l’unico posto sulla Terra dove condividono lo stesso habitat tigri, oranghi, elefanti e rinoceronti: si stima che le micidiali trappole tra il 2006 e il 2014 siano raddoppiate. La morte può essere molto lenta e per felini che riescono a liberarsi, spesso lacerando le loro zampe intrappolate, il destino è segnato poiché diventano incapaci di cacciare. Secondo i dati del WWF, i rangers che sorvegliano gli habitat delle tigri raccolgono ogni anno centinaia di migliaia di trappole mortali dalle aree protette dell’Asia e questa è probabilmente solo la punta dell’iceberg.

Tigri di allevamento, come camuffare il commercio illegale. Oggi si stima che siano rimaste appena 3.900 tigri (Panthera tigris) in natura in tutta l’Asia, in un territorio vastissimo, dai paesaggi innevati della Russia alle giungle tropicali dell’Indonesia. Più del doppio invece, almeno 8.000, sono le tigri segregate negli allevamenti di Cina, Thailandia, Laos e Vietnam. Può sembrare una buona notizia, ma questi allevamenti possono apparire come attrazioni turistiche per poi nascondere il vero scopo, ovvero, il commercio delle varie parti del corpo dell’animale. Ogni parte della tigre, dai baffi alla coda, è ancora molto richiesta per prodotti medicinali o status symbol e spesso questi vengono commerciati illegalmente: per questo la pratica dell’allevamento provoca gravi conseguenze per la popolazione selvatica che sopravvive in natura, dato che continua ad alimentare la domanda di prodotti di tigre.

Leoni in carne e… ossa scambiati per prodotti di tigre. La rarità della tigre in natura rende sempre più difficile soddisfare la domanda incessante di prodotti illegali derivati da questa specie: recentemente si è scoperto che le ossa del leone (Panthera leo) vengono usate come surrogato, data la somiglianza nella densità ossea delle due specie. Oltre ad alimentare la domanda di prodotti selvatici illegali, questa escalation del mercato sta creando un’ulteriore minaccia per i leoni, una specie che ha visto i numeri crollare di oltre il 40 per cento nelle ultime tre generazioni a causa della perdita di habitat e dei conflitti con le popolazioni locali.

Il ‘nemico’ del giaguaro: allevamenti di bestiame minacciano il più grande felino d’America. Il giaguaro (Panthera onca), il felino più grande del continente americano, attualmente vive in meno della metà del suo habitat storico, sebbene il suo carattere elusivo ne renda difficile una stima accurata. La distruzione dei suoi territori, dovuta alla bonifica di terreni per far spazio a grandi allevamenti di bestiame e piantagioni industriali di soia, canna da zucchero e  palma da olio, è una grave minaccia per la sopravvivenza della specie, insieme alla crescente domanda di ossa e altri prodotti.

I felini di casa nostra: linci e gatti selvatici. Chi li ha visti? Forse vivono ancora meno di 10 esemplari di lince (Lynx lynx) in tutta Italia, provenienti in gran parte dalle più abbondanti popolazioni slovena e svizzera: un numero davvero esiguo per una specie così importante negli equilibri dei territori naturali. Mentre la cugina spagnola (Lynx pardinus) dopo aver rischiato l’estinzione sta finalmente dando segni di ripresa, nel nostro paese la mancanza di corridoi naturali, la frammentazione del territorio e le trappole sono un rischio concreto per un animale tanto elusivo quanto affascinante. Una specie tutta da studiare e proteggere. Un altro felino altrettanto elusivo è il gatto selvatico (Felis silvestris): per questo animale, sebbene più comune della lince, mancano ancora censimenti esaustivi. La tecnologia però può aiutare, come l’utilizzo di fototrappole e di campionamenti genetici per verificarne la presenza.

Nei territori in cui opera il WWF sostiene le comunità locali per sviluppare soluzioni “a prova di predatore”, incoraggiando la creazione di aree da destinare alle specie naturali dei felini  e garantendo rimborsi in grado di compensare la perdita di bestiame. Questo approccio sta dando alcuni risultati positivi sia per le persone che per la fauna selvatica. Restano ancora grandi sfide nel proteggere i grandi felini del nostro pianeta, ma la ricerca dimostra che gli sforzi di conservazione stanno funzionando. Nel 2016, abbiamo celebrato un aumento del numero di tigri in diverse porzioni del suo areale, per la prima volta nella storia della conservazione. Invece questa settimana tutti gli stati che ‘ospitano’ il giaguaro si incontreranno per la prima volta presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York, uniti per impegnarsi a proteggere il futuro della specie.

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